UNA ROGGIA MALATA DI PCB marzo 2007

La Sorbanella è fuori norma: disinquinamento attraverso le piante

La roggia Sorbanella è «malata» da inquinamento di Pcb. Enrico Mattinzoli, assessore all’Ambiente, ha presentato i risultati di un rilievo sul rogge del Comune di Castel Mella, commissionato all’Arpa (Agenzia regionale per l’Ambiente). Dall’indagine è emerso che il Pcb riscontrato nel rio «Sorbanella» è risultato di 12/ml ogni kg contro i 1800 del sito Caffaro.

«Siamo fuori dalle cifre, contemplate dalla normativa – osserva l’assessore provinciale -. Infatti per le aree industriali non deve superare i 5, per le residenziali 0,06». Stabilito che i parametri sono fuorilegge, la Provincia ha deciso di intervenire, pur non essendo compito suo (ha solo l’obbligo del collaudo e della certificazione) dell’avvenuta bonifica. La strada da seguire? L’utilizzo di un metodo, denominato «cannuccia da palude» che ha la peculiarità di disinquinare anche i metalli pesanti. In sostanza si attiva la fitodepurazione, che consente a chi abita a Castel Mella di utilizzare i terreni (va ricordato che tre anni fa il sindaco aveva emesso un’ordinanza cautelare che vietava la coltivazione degli ortaggi e della frutta sul territorio, dopo aver riscontrato la presenza di Pcb).

Un esempio positivo? Quello effettuato in Valvestino. Qual è stata la preoccupazione dell’assessorato provinciale all’Ambiente? Di estendere le opportune indagini anche fuori dal perimetro inquinato del sito Caffaro, coinvolgendo i Comuni limitrofi con rogge (come appunto la Sorbanella). Nel 2005 la Provincia aveva così stanziato 60mila euro ed incaricato l’Arpa di effettuare, tramite un campionamento dei carotaggi lungo l’asse del corso d’acqua e le due sponde dei canali per verificare se, attraverso le attività di bonifica idraulica o a causa delle esondazioni, vi fosse stato trasporto di sedimento con eventuale contaminazione.

Complessivamente sono stati eseguiti 7 sondaggi fino ad una profondità variante tra 1,50 e 1.90 metri. Il problema della contaminazione sarà demandato ad un tavolo di concertazione tra enti preposti, in assenza di precise disposizioni di legge. L’assessore Mattinzoli ha poi spiegato che l’obiettivo della Provincia è di arrivare alla costituzione di una banca dati per il monitoraggio di falde e discariche (vedi piano rifiuti). Il motivo? Risalire ai responsabili dell’inquinamento, grazie alla mappatura esistente.

Importante il ruolo dei Comuni. «L’identificazione delle zone non sarebbe possibile senza il loro aiuto per costituire una fotografia del territorio. A quest’operazione stiamo lavorando da tre anni. Nessuna amministrazione in Italia ha compiuto un intervento di questo tipo. Mettendosi in rete, si potranno verificare i siti inquinanti». Infine Mattinzoli ha evidenziato che il Pcb è composto da 209 elementi, di cui solo per 33 si è costruito il dna.

(BS OGGI – Sergio Botta)

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