VALCAMONICA, I RIFIUTI SALGONO IN CARROZZA marzo 2007

L’assessore Mattinzoli lancia una nuova sfida: utilizzare la ferrovia per trasportare l’immondizia in discarica o al termoutilizzatore

Spostare su rotaia il trasporto dei rifiuti che dalla Valcamonica prendono la via di Brescia e del suo territorio.

Realizzando come sorta di «cuscinetto di smistamento ulteriore» due piattaforme ecologiche. E’ la «suggestione progettuale» prefigurata da Enrico Mattinzoli, assessore provinciale all’Ambiente, che mira a decongestionare le strade camune riducendo il traffico dei mezzi pesanti che trasportano i rifiuti verso la città e il termoutilizzatore. Un progetto per cui Mattinzoli ha strappato un sì di massima anche all’assessore ai Trasporti e che potrebbe rientrare negli stanziamenti messi a bilancio da palazzo Broletto relativamente alla riqualificazione della rete trasportistica provinciale.

L’ipotesi che i rifiuti prodotti in Valcamonica abbandonino in buona parte la via tradizionale a favore delle rotaie della Brescia-Iseo-Edolo nasce da una considerazione di sostenibilità ambientale oltre che viabilistica. «L’utilizzo del trasporto su gomma – spiega Mattinzoli – oltre a ricadere sul traffico stradale, incide sulla qualità dell’aria. Del resto i camion transitano all’interno dell’area critica, dove la concentrazione di polveri sottili è già elevatissima».

L’idea di base è piuttosto semplice. «Vorremmo adeguare due o tre vagoni della linea ferroviaria che collega la valle con la città, in modo da utilizzare le carrozze per il trasporto rifiuti. Eventualità che non contemplerebbe corse aggiuntive o speciali dal momento che i vagoni sarebbero parte dei convogli che effettuano il normale servizio passeggeri». Ipotesi che potrebbe non richiedere tempi troppo lunghi per la realizzazione. Quanto ai luoghi di smistamento «si potrebbe sfruttare il compattatore già attivo a Breno, facendovi confluire i rifiuti dal resto della valle».

In realtà la «rivoluzione su rotaia» è solo la punta dell’iceberg di un disegno più vasto. «Come assessorato – sottolinea l’assessore all’Ambiente – vorremmo rivedere la strategia della raccolta rifiuti, allestendo delle tappe intermedie tra l’isola ecologica e il termoutilizzatore, o la discarica. Potenzialmente credo che il territorio potrebbe supportare almeno due piattaforme ecologiche, strutture che immagino come un luogo dove implementare il livello di riciclo, diminuendo se possibile la quantità di rifiuti da convogliare al termoutilizzatore».

Geograficamente queste piattaforme, cui andrebbero abbinati, nelle intenzioni dell’assessorato, degli impianti di compostaggio dei rifiuti, dovrebbero sorgere nella zona ovest e nella zona centrale (in prossimità del Garda) della provincia. Senza intralciare o coinvolgere aree di rilievo paesaggistico. Mattinzoli però non si spinge oltre una generica indicazione di dove queste strutture dovranno sorgere. «Non spetta infatti alla Provincia – si schermisce – stabilire dove costruire le piattaforme. Sono i Comuni che dovranno discutere e valutare se e dove realizzarli. Tengo a sottolineare che, se ben costruiti, questi impianti non hanno un impatto ambientale troppo pesante». Precisazione che suona quasi come un invito alla Valcamonica.

«Se gli amministratori fossero d’accordo, non vedo ragioni valide per non costruire un impianto direttamente in valle». Anche perchè Mattinzoli si dice convinto che si potrebbero aprire prospettive interessanti. «Una volta realizzato il trasporto su rotaia dei rifiuti – ammette – non è detto che il compost ricavato non possa tornare in valle e distribuito nella zona». Cosa che sarebbe più semplice con un impianto in loco. Senza scordare che per Mattinzoli «il principio di prossimità dovrebbe essere alla base dei ragionamenti intorno al problema della destinazione e dello smaltimento dei rifiuti».

Sul fronte poi della gestione di queste piattaforme Enrico Mattinzoli, fedele sostenitore «del pubblico piuttosto che del privato», azzarda i nomi di Cogeme per l’area Ovest e Garda Uno per centro e zona lago. «Del resto – conclude – sono consorzi che già riuniscono i Comuni. Una scelta che darebbe ottime garanzie».

(GdB – Rosario Rampulla)

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