UN IMPEGNO CONSAPEVOLE PER LA SALVAGUARDIA DELL’AMBIENTE settembre 2007

Intervista all’Assessore all’Ambiente della Provincia di Brescia, Enrico Mattinzoli

Assessore, quali sforzi sta compiendo la Provincia per migliorare la qualità della vita?
Qualità della vita è sinonimo di qualità dell’ambiente: la Provincia è ormai da tempo impegnata nell’esercizio delle proprie funzioni, per tutelare l’ambiente urbano e l’ambiente in genere.

L’Assessorato all’Ambiente è infatti impegnato da tempo su questo fronte, nella consapevolezza che il territorio costituisce la principale delle nostre risorse e che la sua gestione deve essere necessariamente dettata dai principi della sostenibilità ambientale che, unica, può garantire l’integrità delle risorse per le generazioni future.

Questa è infatti in tutta la sua mole e la sua gravosità, la missione ambiziosa della Provincia, Ente che, a partire dagli anni ’90, si è andato delineando quale interlocutore principale in materia ambientale di comuni, cittadini ed imprenditori che, a titolo diverso e quotidianamente, hanno a che fare con le regole che disciplinano la tutela ambientale. In seguito a questo continuo processo di riforma amministrativa e di trasferimento delle funzioni si può dire, senza dubbio, che le province sono le istituzioni territoriali che più sono cambiate e più hanno accresciuto le loro competenze in questi anni, fino all’esplicito riconoscimento costituzionale, avvenuto con la riforma del Titolo V, in cui ha trovato compimento l’individuazione della Provincia quale ente di governo di area vasta che rappresenta gli interessi generali del territorio e ne coordina lo sviluppo locale.

Così in campo ambientale è alla Provincia che oggi fa capo ormai la quasi totalità della materia: dalla programmazione e gestione dei rifiuti, all’uso e alla tutela delle acque e dell’aria, passando attraverso la regolamentazione delle attività estrattive e di quelle energetiche, per finire alla tutela del paesaggio. Le competenze dell’Ente si intersecano ogni giorno con le esigenze delle attività produttive, con quelle dei comuni che governano il proprio territorio e con le aspettative dei cittadini sempre più giustamente esigenti rispetto alla qualità. E’ su queste tematiche che quotidianamente sono impegnati le donne e gli uomini dell’Assessorato all’Ambiente in un lavoro spesso non facile, alle prese con norme a volte di difficile interpretazione, nel tentativo di contemperare i diversi interessi pubblici in gioco.

Il lavoro da fare è senz’altro ancora molto: lo sforzo organizzativo che l’Assessorato all’Ambiente sta mettendo in campo non è di poco conto, anche se devo senz’altro rimarcare che la nostra è una Provincia spesso all’avanguardia per quanto riguarda le soluzioni di salvaguardia ambientale adottate. Penso, per esempio, alla gestione dei rifiuti e all’attività in corso di programmazione provinciale in materia. Il lavoro finora condotto, secondo le recenti modalità di valutazione ambientale introdotte a livello comunitario, ha fotografato l’andamento e lo stato dell’offerta di smaltimento delineatasi nell’ultimo decennio sul territorio provinciale, evidenziando che, pur nell’ambito dei principi individuati a livello normativo, ci si è spesso fatti carico delle esigenze di smaltimento delle attività produttive delle limitrofe province.

Sviluppo stradale ed autostradale, TAV, Aeroporto, polo logistico: come conciliare le esigenze di sviluppo con le necessità di un ambiente più sano e vivibile?
Tutte le grandi infrastrutture che Lei ha citato sono le tessere del complicato mosaico della viabilità bresciana: è noto che la nostra provincia sconta un ritardo enorme in termini di adeguamento del proprio sistema della mobilità, un ritardo che la accomuna, del resto, alle grandi aree produttive del nord-est. Qui, al grande sviluppo industriale degli ultimi decenni, non è corrisposto l’adeguamento delle vie di comunicazione e delle strutture destinate allo scambio delle merci e dei passeggeri.

Nella realtà queste grandi opere, i cui progetti sono da tempo allo studio, non si contrappongono al mantenimento o al miglioramento della qualità dell’ambiente, ma rappresentano inevitabilmente il riferimento, sul breve periodo, di una oculata politica ambientale che persegue la riduzione dei consumi energetici e delle risorse in generale, delle emissioni in atmosfera, dei rumori e, non ultimo, la riduzione dei costi di produzione, attraverso l’ottimizzazione dei tempi di percorrenza delle persone e delle merci.

Oggi del resto ci sono modalità di verifica ormai collaudate degli effetti causati dai progetti, quali la Valutazione di Impatto Ambientale o altre di più recente introduzione (penso alla Valutazione Ambientale Strategica dei piani e dei programmi), che rappresentano strumenti attraverso i quali è possibile individuare e correggere eventuali criticità e perseguire il corretto inserimento nel territorio di queste infrastrutture.

Quali sono le priorità? Dove si deve investire? Quali sono le difficoltà?
Le priorità vanno certamente individuate nelle attività di completamento delle infrastrutture iniziate da anni, ma ancora mancanti di porzioni fondamentali per la loro completa funzionalità: mi riferisco certamente alle situazioni di atavico isolamento delle valli bresciane, dalla Val Camonica alla Val Sabbia, dove le attività economiche risultano frenate. Non posso non pensare inoltre alla situazione dell’Alto Garda bresciano, dove il sistema turistico, legato a doppio filo alle frequentazioni d’oltralpe, viene periodicamente esposto a gravi stress conseguenti al blocco della viabilità.

Di contro le difficoltà sono sempre le stesse: l’inadeguatezza dei tempi della macchina amministrativa pubblica rispetto alle esigenze delle attività produttive, turistiche e di servizio, che richiedono invece risposte sollecite per potersi organizzare e gestire secondo modalità di efficienza e competitività.

Credo che la Provincia in questo senso e per le arterie di sua competenza, abbia messo in campo in questi anni risorse che le permettono di usufruire di una rete interna dalle caratteristiche ottimali: lo stesso non può dirsi purtroppo per le infrastrutture che rimangono in capo alla competenza statale.

Ottimizzazione delle risorse energetiche: ci sono progetti?
Il tema è quanto mai incalzante e di pressante attualità: nel corso del 2006 il dibattito sul riscaldamento globale ha fatto registrare posizioni convergenti circa l’influenza delle attività umane nell’alterazione del clima.

Il nodo della nostra politica energetica sta ormai nella sostenibilità e nella lotta ai cambiamenti climatici, come presupposti per la competitività e la sicurezza. Alcuni effetti di questi cambiamenti risultano già visibili: nei prossimi anni la domanda energetica non potrà essere soddisfatta dalle tecnologie tradizionali senza aumentare fortemente la pressione sull’ambiente e sulla salute dell’uomo.

Risulta decisiva quindi, in una prospettiva di crescita sostenibile, la capacità del sistema di ricorrere a nuove tecnologie, capaci di soddisfare la domanda riducendo al minimo tali pressioni. Accanto all’ottimizzazione dell’uso dell’energia, da perseguirsi attraverso il miglioramento dell’efficienza energetica degli impianti, sono da considerarsi il ricorso alle fonti rinnovabili e la riduzione delle emissioni in atmosfera.

Attorno a queste tre linee di azione, dettate dall’Unione Europea, si concentra l’attività della Provincia, che spazia dalla diffusione delle buone pratiche dei piccoli comportamenti quotidiani (sull’orientamento dei quali la Provincia è da tempo impegnata con campagne di educazione ambientale rivolte alle scuole) fino alla pubblicizzazione delle nuove modalità del costruire (diffondendo la certificazione energetica e la conoscenza delle tecniche e dei materiali della bio-climatica), passando per il miglioramento dell’efficienza energetica dei piccoli e dei grandi impianti di produzione di energia e calore (cito per tutti l’impegno quotidiano del controllo degli impianti termici sul territorio provinciale).

(s.d.v.)

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