TEMPI CERTI E CONSORZI FIDI PER L’EDILIZIA (CdSera – D. Bacca) marzo 2013

Confidi e tempi standard

Usare i consorzi fidi come leva per far ripartire l’edilizia, garantendo le richieste di mutuo delle famiglie, e istituire tempi standard per dare risposte rapide alle imprese.

Sono queste le due mosse che l’Associazione Artigiani intende giocare, attraverso i parlamentari bresciani, per arginare la crisi economica e dare ossigeno alle aziende. «Lo scenario non è grave, è tragico» spiega il presidente Enrico Mattinzoli. «Ormai le imprese chiudono. Ben venga il decreto sui pagamenti della Pubblica Amministrazione. Anzi, io invito i sindaci a sforare il patto di stabilità – Se lo facessero in massa, sarebbe un atto difficile da arginare. Vi immaginate commissionare 2 o 3mila municipi?».

Ma l’associazione di via Cefalonia  ha anche elaborato due proposte di legge che nei prossimi giorni verranno illustrate ai parlamentari bresciani, chiedendo a deputati e senatori che se ne facciano carico.

La prima consiste nella codificazione di tempi standard, sulla scorta di quanto previsto nel federalismo fiscale: «Le imprese hanno bisogno di tempi certi, non possono restare ostaggio della burocrazia. Noi pensiamo che entro un mese un’azienda debba sapere se può o non può fare un’operazione». Poi, avviato l’iter, in base alla complessità, 60, 90, 120 giorni di tempo per chiudere la pratica. Con l’opzione del silenzio assenso e “penali” per chi non darà risposte.

Ma la mossa più dirompente potrebbe essere l’uso dei confidi per far ripartire l’edilizia. Servono due cose, spiega Mattinzoli: una modifica normativa, per consentire ai consorzi fidi di garantire famiglie e privati cittadini (e non solo le imprese); e le risorse per sviluppare il progetto.  Queste ultime secondo Mattinzoli potrebbero essere recuperate dal finanziamento ai partiti, che tutti i movimenti vorrebbero rivedere al ribasso. «Con 200 milioni, per l’effetto moltiplicatore, potremmo garantire finanziamenti per 7 miliardi, che significano 47mila alloggi». Solo su Brescia si tratterebbe di mille appartamenti per un valore di 150 milioni. Cifre che probabilmente non risolveranno la crisi, ma che certo smuoveranno il mercato.

 

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