DAI COSTI STANDARD AI TEMPI STANDARD (E. Mattinzoli) marzo 2013

Burocrazia da ostacolo a supporto dell’economia.

Indispensabile che il nuovo Governo metta da subito in agenda oltre ai provvedimenti per lo sviluppo, elementi di supporto alla ripresa della produzione, quali i “tempi standard”, concentrando l’attenzione sulla produttività all’interno dei “palazzi” piuttosto che sui tornelli di entrata e uscita.

Già Platone nella Repubblica delineava le caratteristiche della società perfetta, con la suddivisione dei compiti all’interno dello Stato, tra l’autorità e coloro demandati ad eseguire le istruzioni.

Successivamente Aristotele riaffermava la necessità di una buona organizzazione come elemento fondamentale alla sopravvivenza dello Stato; in buona sostanza una parte della popolazione a cui attribuire compiti elevati e che attraverso un’ appropriata istruzione fosse in grado di perseguire gli interessi comuni. Lo stesso sistema burocratico imperiale cinese che vanta la più lunga opera tra le pubbliche amministrazioni di ogni epoca, per più di duemila anni si identificò con l’ideale raffinato dello studioso-gentiluomo, confuciano, saggio e giudizioso.

Il termine burocrazia appare verso la metà del XVIII secolo ad opera di Vincent de Gournays funzionario del Governo francese, (più conosciuto per la celebre espressione laissez faire), che preoccupato degli ostacoli al commercio e all’industria cercò di rimuoverli attraverso una regolamentazione dei monopoli governativi. Già allora con il termine “bureaumania” si definiva la malattia che minacciava la Francia di andare in rovina, neologismo che appare nei dizionari all’inizio del XIX secolo per indicare “il poter de’ commessi nell’amministrazione de’ pubblici affari” è il frutto dell’unione del termine greco dominio, e del termine francese bureau che significa scrivania o ufficio.

Burocrazia quindi, che acquisisce autonomia nei confronti del potere politico, trasferendo di fatto l’autorità ai funzionari che, attraverso la suddivisione dei compiti, realizzano un sistema gerarchico di responsabilità. Certo è che la caratteristica della burocrazia dell’inizio 800′ basata su regole, dedizione, autocontrollo e competenza, non ha nulla a che vedere con l’attuale sistema di concentrazione del potere in Italia,( una sorta di oligarchia se pensiamo ai vertici delle pubbliche amministrazioni) contraddistinto, sempre più spesso, dalla assenza di iniziativa, scarsa disponibilità a mutare le procedure, limitazione delle prestazioni al minimo richiesto e la mancanza di risposte alle esigenze dell’utenza.

In altre parole la burocrazia (quella italiana è emblematica) come servizio dovuto, si trasforma nell’esercizio di un potere, quello “del timbro”, che si inserisce nei vuoti della politica fino a sostituirsi ad essa e che si contraddistingue con il “linguaggio della complicazione”. Tempi di definizione delle controverse giudiziarie, assunzione del personale, trasferimento degli immobili, tempi di attesa per il rilascio di concessioni e autorizzazioni, hanno trasformato la burocrazia da strumento ad ostacolo allo sviluppo.

Se la burocrazia da elemento per concorrere a rendere lo Stato più efficiente, si trasforma in centro di potere e laboratorio della complicazione, diviene a tutti gli effetti l’ostacolo al rinnovamento e alla modernizzazione. I burocrati quindi, sempre più autocrati a servizio della loro sopravvivenza, più che a servizio di quello Stato che li genera e li alimenta.

Come pensare quindi ad un Paese efficiente, se produzione e lavoro sopportano il peso dell’inefficienza di un ceto medievale ? E non è certo privatizzando le funzioni che si può pensare all’efficientamento della macchina burocratica, forse varrebbe la pena di rimettere in discussione certezze di un tempo che oggi risultano essere inadeguate. Impiegati, funzionari e dirigenti dello Stato debbono essere inseriti in un processo meritocratico che consenta di selezionare e al tempo stesso premiare, ma soprattutto escludere dalle cariche di vertice persone inadeguate.

Ma come valutare adeguatezza e merito ? Si potrebbe, ad esempio, pensare di sperimentare, sulla traccia del Federalismo, il costo standard applicato ai tempi di rilascio delle autorizzazioni, al numero e modalità di risposta delle richieste del cittadino di Enti e Pubbliche Amministrazioni e dove le valutazioni non siano fatte da chi al tempo stesso è attore dei servizi, ma da Ente terzo indipendente.

Qualcuno potrà obbiettare, che le valutazioni dei risultati già esistono nelle Pubbliche Amministrazioni, ma forse sarebbe il caso che gli obbiettivi da raggiungere fossero, non un copia incolla dell’anno precedente, come avviene nelle Relazioni Previsionali Programmatiche, ma il risultato di analisi e approfondimenti se non altro aggiornati.

Indispensabile quindi, che il nuovo Governo metta da subito in agenda oltre ai provvedimenti per lo sviluppo, elementi di supporto alla ripresa della produzione, quali i “tempi standard”, concentrando l’attenzione sulla produttività all’interno dei “ palazzi” piuttosto che sui tornelli di entrata e uscita.

 

 

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