MATTINZOLI: «UN PIANO ANTINQUINAMENTO» maggio 2005

I progetti dell’Assessore Mattinzoli per far fronte alle violazioni del Decreto Ronchi
«L’obiettivo è quello di avere entro la fine dell’anno una mappatura completa dei siti inquinati nella nostra provincia, con tanto di georeferenziazione e caratterizzazione del suolo». Enrico Mattinzoli, Assessore all’Ambiente della Provincia di Brescia fa sul serio.

Dopo aver detto «no», nel 2003, alle centrali termoelettriche nella Bassa e aver suffragato la sua decisione con un accurato studio (Rie) redatto dai massimi esperti del settore, ora da assessore all’Ecologia vuole sapere «quanto Brescia è malata» e provvedere al più presto alle bonifiche.

Mattinzoli sembra nutrire qualche affinità elettiva con il crescente sentimento popolare di «rispetto ambientale», anche se a chiamarlo «ambientalista» si offende. Cerca solamente di applicare al meglio la legge, quel decreto Ronchi rimasto ancora in troppe zone d’Italia lettera morta.

Sconta penuria di uomini e mezzi, però può contare sull’ottima «collaborazione con le forze dell’ordine – spiega -: con il Nucleo Operativo Ecologico (Noe) dei carabinieri capitanato dal comandante Sciacca, e con la Guardia di Finanza comandata dal colonnello Aurelio Iodice». Mettere le mani nel «mare magnum» dei problemi ambientali della nostra provincia non è cosa da poco e Mattinzoli lo sa.

«Mi è toccato l’assessorato più ostico» confessa. Tre sono le novità introdotte dal suo assessorato per contrastare l’inquinamento ambientale: su ogni bonifica attivata una piccola percentuale di oneri (un massimo del 3%) andrà all’assessorato, «al fine di finanziare i diversi progetti di caratterizzazione e gli studi ambientali propedeutici alle bonifiche». In secondo luogo il rilascio delle autorizzazioni per quelle aziende che trattano materiali tossici e pericolosi (sono ben 800 nella nostra provincia) verranno rilasciate con maggior oculatezza. Valga l’esempio delle autorizzazioni per gli autodemolitori: «ho imposto che tutte le autovetture demolite nel bresciano vengano prima bonificate dalle loro parti pericolose (oli, batterie) così il fluff di risulta non sarà pericoloso. Gli oltre 150 autodemolitori dovranno adeguarsi oppure non avranno le autorizzazioni».

Per Mattinzoli il rischio ambientale nella provincia non è composto in prevalenza dalle aziende, ma dalle ditte incaricate allo smaltimento dei rifiuti tossico nocivi:«vogliamo che adottino la miglior tecnologia del momento e che il rifiuto venga smaltito a norma di legge». D’altronde le discariche predisposte ad accogliere questa tipologia di rifiuti ci sono, ma chi inquina vuole risparmiare i costi dell’iter “legale”. I controlli stanno aumentando, anche se la nostra provincia tratta una quantità immane di rifiuti pericolosi: ben 3,5 milioni di tonnellate all’anno. Mattinzoli ha capito che una maggiore tutela ambientale oggi significa risparmio di risorse economiche domani. L’esperienza del Comparto Milano (sito di interesse nazionale) insegna. La sua bonifica prosegue, sotto la supervisione dell’assessorato: «ci ha fatto da scuola, e ora siamo più preparati anche per i prossimi siti».

E poi c’è il progetto di risanamento del fiume Mella, il potenziamento dei depuratori, la redazione del Piano Provinciale dei Rifiuti Speciali che Brescia avrà prima della Regione, dove non è mai esistito. Qualcuno storce il naso. L’ambiente ringrazia.

(BSOGGI – P. Gorlani)

Back to Top