MATTINZOLI: «PUNTIAMO SULLE IDEE E SULLA QUALITA’» febbraio 2005

Per combattere la difficile situazione delle imprese artigiane
Crescono le ditte artigiane dei servizi alla persona e alle imprese e calano quelle commesse con le filiere produttive. E’ questo il quadro fornito dall’Associazione Artigiani, che ha condotto uno studio sul campione ampio e rappresentativo costituito dalle sue associate, identificandone gli andamenti settoriali.

Guardando i risultati dello studio, scopriamo così che fabbri, lattonieri, carpentieri, imprese metallurgiche e fonderie sono in netto calo, con una percentuale del meno 6,6%, segno evidente della crisi dei comparti legati alla meccanica. Eclatante è il dato dei settori del tessile e dell’abbigliamento, dove il decremento raggiunge il valore preoccupante del meno 18,4%, ad indicare una crisi profonda, alla quale si associa quella, non meno grave, dei maglifici e dei calzifici, in calo del 6,9%.

In crescita, con un 15,4% in più, il settore degli alimentaristi. In aumento (più del 8,2%) anche gli impiantisti. Gli acconciatori e le estetiste crescono del 5,1 e del 10,6 per cento, il settore che raggruppa le imprese di cine-foto-ottica, i radiotecnici. Fermi al palo dello zero per cento, infine, i settori del legno e dell’arredamento.

Un panorama, come si vede, che conferma la crisi dei settori produttivi e la vivacità di quelli di servizio. Un quadro che fa dire a Enrico Mattinzoli, presidente dell’Associazione Artigiani, che «l’economia del settore artigiano si sta sempre più trasformando». «assistiamo – aggiunge Mattinzoli – al venir meno delle grandi aziende che hanno fatto da traino e da “scuola” e con la scomparsa delle capo filiera entrano in crisi anche i settori a loro connessi». «Abbiamo – dice Mattinzoli- intere filiere in crisi, mentre mostra una buona vitalità l’artigianato dei servizi».

Come reagire a questa situazione di grande difficoltà per interi comparti? «Spostarsi – dice Mattinzoli – dal contoterzismo puro all’ideazione di prodotti, puntando sempre più sulla qualità e sulla promozione di articoli e marchi propri. Dobbiamo passare, per dirla con un’immagine, dai mercati alle boutique, perché nelle nicchie alte della produzione dove fa premio su tutto l’altissima qualità, il valore aggiunto è tale da dare remuneratività alle imprese».

«Dobbiamo inoltre – aggiunge ancora Mattinzoli – puntare sullo sviluppo di nuove filiere, a cominciare da quelle turistica ed agroalimentare, dove il settore artigiano dei servizi e della produzione alimentare trova vocazioni naturali della nostra provincia». «Una filiera nuova – continua Mattinzoli -, che può dare soddisfazioni, è il settore ambiente. Il nuovo tondino dei bresciani potrebbe essere proprio l’ambiente, l’ecologia, l’energia. Qui si sono sviluppate conoscenze tecniche ed impiantistiche, che possono costituire un know-how esportabile, oltre che un nuovo volano per l’occupazione».

«La meccanica – sostiene Mattinzoli – tradizionale punto di forza dell’economia bresciana, è in declino. Dobbiamo uscire dal provincialismo, aprirci al nuovo, coordinare gli interventi, per concentrarli sull’impianto di nuove filiere di prodotti, che siano in grado di dare nuove prospettive alle imprese e all’insieme dell’economia bresciana».

(GdB)

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