L’ASSESSORE MATTINZOLI: RITARDI INCOMPRENSIBILI CHE LEDONO GLI INTERESSI DEI CAVATORI marzo 2007

Piano cave provinciale

Soddisfazione. Frustrazione. Apprensione. Lo stato d’animo dell’assessore provinciale all’Ambiente Enrico Mattinzoli rispetto al grado di attuazione del Piano riassume queste tre sensazioni.

Mentre infatti, come lo stesso Mattinzoli conferma, «le risposte, arrivate di recente, della Regione riguardo alle Valutazioni di impatto ambientale hanno rimesso in moto gli ingranaggi per il rilascio delle autorizzazioni» l’assessore non cela il disappunto «per quei 19 Ate che non hanno ancora presentato alcun progetto. Un comportamento lesivo per gli stessi cavatori».

Tale disfunzione stona con alcune polemiche scatenate dai cavatori proprio sui «ritardi nelle autorizzazioni agli Ate» e che Mattinzoli respinge con decisione al mittente. «Sulle situazioni in cui sono i progetti a mancare – incalza l’assessore non c’è molto da commentare. Quanto alle questioni relative al regolamento, va fatta chiarezza. E’ vero che la novità voluta dall’Ue riguarda la soggettabilità alla Via dei siti sotto i venti ettari, ma quelli più ampi erano già soggettati a questo tipo di obbligo. Per cui non capisco perchè qualcuno abbia aspettato tanto tempo prima di definire il progetto».

Così facendo Mattinzoli si confeziona da solo un invitante assist per confutare «la presunta connessione tra il preventivato aumento dei costi del materiale inerte (si parla di una crescita del 15%) e lo stato delle attività produttive provinciali. I nostri dati non fanno infatti presagire una imminente situazione di emergenza per il settore».

Allargando il discorso Mattinzoli, oltre che sul presente, si concentra sul futuro, ovvero su quanto accadrà al termine del decennio contemplato dal Piano cave. «Rispetto ai progetti degli Ate – sottolinea – abbiamo dato particolare risalto alla questione del recupero dei siti. In passato, ad esempio, c’era troppa indeterminatezza nei programmi di inerbimento. La Provincia invece sta operando in modo da rendere più rigidi i parametri in questo senso. Se il destino di un sito estrattivo è quello di essere recuperato, pretendiamo che venga messo per iscritto quante e quali piante saranno utilizzate, così da evitare spiacevoli sorprese».

L’ultimo aspetto riguarda il rapporto burrascoso con le Amministrazioni comunali. Mattinzoli ha una teoria molto precisa al riguardo. «Si parla tanto del dissenso di alcuni Comuni ma, escludendo quelli che non si sono espressi, abbiamo raccolto comunque quindici pareri favorevoli».

L’ultima sottolineatura spetta ad un ambito estrattivo particolare, l’Ate 28 di Bedizzole. «In questo caso l’autorizzazione è arrivata d’ufficio. Una procedura che non apprezzo perchè, se al Comune sono garantiti 0,41 euro per metro cubo di materiale scavato, non è lecito chiedere ai cavatori opere di urbanizzazione di alcun tipo». Una partita che, solo per il Comune di Ghedi, muove cifre per 500.000 euro.

(GDB – ramp)

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