CRISI FIAT E INDOTTO febbraio 2003

«La crisi della Fiat – sottolinea Mattinzoli – può mettere definitivamente al tappeto aziende che già ora sopportano cali delle commesse e ritardi nei pagamenti insopportabili

Attesi i provvedimenti di sostegno rivolti alle piccole imprese dell’indotto che, costituito da migliaia di imprese artigiane, di cui centinaia nella sola nostra provincia, è il punto maggiormente dolente, ossia la parte della filiera produttiva che maggiormente soffre.

Da qui, come sottolinea il Presidente dell’Associazione Artigiani, Enrico Mattinzoli, la necessità di giungere il più rapidamente possibile, a «misure ad hoc, che consentano alle imprese artigiane di accedere al credito, anche con l’assistenza dei consorzi fidi, per far fronte all’emergenza». «Si tratta – continua Mattinzoli – di costituire un vero e proprio fondo di garanzia e attivare una linea di “riequilibrio finanziario” per la concessione di finanziamenti volti a consolidare i debiti a breve per salvaguardare la vita delle imprese artigiane che lavorano per il sistema Fiat».

La crisi della Fiat, come del resto l’Associazione Artigiani aveva già evidenziato, rischia di mettere in ginocchio le aziende artigiane e le piccole e medie aziende che lavorano nell’indotto auto (in particolare quelle dei settori della meccanica e della gomma plastica), con gravi danni per l’insieme dell’economia bresciana, già sottoposta ad altri pesanti condizionamenti negativi, ma anche, più in generale, dall’emergere di competitori esteri decisamente avvantaggiati da migliori componenti del costo del prodotto.

«La crisi della Fiat – sottolinea Mattinzoli – può mettere definitivamente al tappeto aziende che già ora sopportano cali delle commesse e ritardi nei pagamenti insopportabili. Anche il fronte occupazionale non dà sicuramente segnali tali da poter essere sottovalutato. Se si considera che viene valutato che ad ogni posto di lavoro Fiat corrispondono tre posti di lavoro nell’indotto, si può ben vedere, sia pure con tutte le cautele del caso, quale sia l’impatto negativo, anche su questo versante, della crisi della grande casa automobilistica torinese».

Da queste considerazioni generali si evince un quadro preoccupante. Mentre per la Fiat si attivano interventi pubblici e la Regione Lombardia mette in campo risorse per l’indotto del settore industriale, manca un provvedimento analogo da adottare per le aziende artigiane, le quali, peraltro, non hanno a loro disposizione alcun ombrello sociale, e, dunque, completamente in balia degli eventi, in una situazione che è ormai divenuta molto pesante e potrà rivelarsi a breve drammatica.

Da qui l’urgenza, come sottolinea Mattinzoli, «di una serie di misure che salvaguardino l’indotto “artigiano” della Fiat per far fronte all’emergenza. La Fiat ha “resistito” in questi anni al di fuori della logica della libera concorrenza, forte dell’intervento continuo dello Stato ed operando in una sorta di “monopolio protetto”. Non si vuole mettere in discussione la necessità di un nuovo intervento di salvataggio, a patto però che questo coinvolga anche tutto ciò che opera e vive attorno alla fabbrica dell’automobile, come quella parte di indotto che era ed è principalmente costituito da aziende artigiane. Anche queste vanno sostenute adeguatamente, vanno incoraggiate a non cedere alle difficoltà e scongiurare il rischio di essere costrette a licenziare perché non hanno la possibilità di ricorrere alla cassa integrazione straordinaria».

I piani che il Governo si accinge a predisporre, così come quelli che, si auspica, verranno attivati da altri soggetti pubblici (locali o settoriali) dovranno in ogni caso, a parere dell’Associazione Artigiani, tener conto di tutte le aziende dell’indotto, al di là della peculiarità della loro posizione e delle specificità delle loro ragioni sociali e delle loro dimensioni, per far sì che le risorse e gli interventi siano equamente distribuiti su tutta la filiera dell’automobile.

(GdValtrompia)

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