CONSUMO STABILE, A BRESCIA NON SERVONO ALTRE CENTRALI giugno 2005

Secondo Mattinzoli la potenza installata è sufficiente
A quasi due anni dall’approvazione del piano energetico provinciale i conti sul fabbisogno nel Bresciano non si discostano da quanto era stato previsto ed era riassunto in uno studio commissionato ad esperti del settore. A fare il punto è l’assessore Enrico Mattinzoli che quel piano ha sostenuto.

La prima indicazione che ne consegue, e l’assessore lo afferma con convinzione, è che nuove centrali a turbogas non sono necessarie. Mattinzoli si spiega facendo riferimento ai dati contenuti nel Piano. «Nel 2003 in tutta la provincia abbiamo consumato 12,5 miliardi di kilovattora. La stima per il 2010 è di un fabbisogno di 14,5 miliardi con un incremento di circa il 15% che sarà soprattutto delle utenze civili. Per quelle industriali, in particolare siderurgia e metallurgia, si ritiene che percentualmente scenderanno da 50 a 42. Dobbiamo quindi considerare questa prospettiva, da cui si evince peraltro che ogni bresciano arriva a consumare 11.400 kilovattora contro una media italiana di 4.700».

A far volgere al bello le stime complessive è che l’energia disponibile è largamente sufficiente anche nei momenti di maggior consumo. «Non abbiamo grandi problemi di picco – continua l’assessore – perché la domanda è distribuita in un arco d’orario ampio, compresa la notte dove restano in funzione gli impianti siderurgici. L’energia assorbita sfiora i 2mila megawatt mentre ne disponiamo per 2.700».

Resta però da vedere cosa potrà accadere da qui al 2010. I sostenitori delle nuove centrali evidentemente ritengono che la loro costruzione sia necessaria per non correre rischi. E, in particolare, a costruire quel mix delle fonti di produzione che oggi in Italia e a Brescia non esiste. A questa eventualità il titolare dell’assessorato obietta che non vi è motivo per preoccuparsi per almeno due motivi. «Il primo è che ora si può disporre della corrente proveniente dalla Svizzera grazie all’elettrodotto di San Fiorano. L’importazione è conveniente perché il costo di un chilowatt è di circa 55 lire mentre produrlo con le centrali a turbogas costerebbe 95 lire. La differenza, come si vede, è notevole. La seconda ragione è che da qui al 2010 sarà necessario, per far fronte ai consumi di cui si è detto, aumentare la produzione di 350 megawatt e noi possiamo farlo attraverso fonti rinnovabili e pulite».

Si tratta, dunque, di seguire un’altra strada, un cammino che secondo Mattinzoli è già stato avviato. «Nel corso del 2004, secondo i calcoli che abbiamo fatto, abbiamo raggiunto una quota di 60 megawatt, il che vuol dire che non siamo per nulla in ritardo sulla tabella di marcia. Anzi, è possibile che si possa fare ancora meglio. I 60 megawatt in più provengono per la metà circa dall’incremento dell’idroelettrico attraverso il potenziamento della rete di centraline. Altri 8,8 megawatt sono portati in dote dagli impianti a biogas e 21,5 dalle centrali a biomasse: nel conteggio i 7 in cantiere a Marmentino, i 3 dalla terza linea Asm, le quote minori di Collio e Sellero. Questo progetto esclude le potenze installate dai privati che in qualche caso non sono per niente trascurabili, come nel caso di Dello, dove si arriverà a più di 5 megawatt. Nel conto, per ora, sono ininfluenti gli impianti fotovoltaici (solo lo 0,03), ma la Provincia e la Regione sostengono progetti in questo settore, così come quelli nel campo idroelettrico».

BIOGAS E BIOMASSE, ENERGIA ALTERNATIVA

Una delle alternative per produrre energia sono gli impianti a biogas. Quello di Visano, che dovrebbe funzionare utilizzando i reflui zootecnici, per ora rimane sulla carta. Si cerca di stringere i tempi per mettere a regime prima di tutto l’impianto di smaltimento e quindi far entrare in funzione quello che sfrutterà i liquami per generare elettricità.

Se tutto andrà bene se ne produrrà in quantità sufficiente per alimentare la struttura. Sarebbe già un buon risultato, come sottolinea Mattinzoli che ritiene importante stimolare, anche con agevolazioni specifiche, produzioni di energia in impianti come questo perché si eviterebbe che i liquami venissero dispersi nella campagna.

«Dobbiamo fare in modo – osserva l’assessore – che i reflui siano recuperati e non vadano ad inquinare mettendo a rischio le falde sottostanti. Nella Bassa abbiamo un milione di suini con una mortalità stimata del 5%. Come possiamo smaltire le carcasse? Esiste la tecnologia che consente di trattarle in modo da produrre biogas invece di bruciarle in un inceneritore. Anche gli scarti del verde possono essere recuperati utilizzando un procedimento tecnico che consente di produrre energia. All’estero sono già stati compiuti passi in questa direzione. Possiamo incominciare a farlo anche qui da noi».

Altro fronte di produzione è quello delle biomasse: le centrali in provincia sono sei, tre delle quali già in funzione. In particolare a quella di Sellero sono già collegati 360 utenti.

(GdB – G. Pezzotti)

Back to Top