TFR, NIENTE FRETTA giugno 2005

Il passaggio ai fondi non penalizzi le pmi
Non affettare la definizione della riforma previdenziale integrativa, scongiurare la possibilità di produrre regole “pastrocchiate”, soprattutto perché va evitato il rischio che il trasferimento del Tfr nei fondi pensione metta ulteriormente in difficoltà le piccole medie imprese. Enrico Mattinzoli, esprime preoccupazione in vista della definizione della norma in materia di riforma del sistema previdenziale sul Tfr e i fondi complementari.

«Il trasferimento del Tfr – evidenzia il presidente dell’Associazione Artigiani Enrico Mattinzoli – dalle aziende ai fondi pensione, se non opportunamente calibrato nelle modalità e nei tempi di attuazione ed adeguatamente compensato da specifiche agevolazioni, genererà gravi difficoltà a moltissime piccole imprese, costrette a fare a meno di risorse economiche non indifferenti».

Le notizie finora diffuse sull’iter della riforma, con decorrenza da inizio 2006, e sulle relative disposizioni attuative contenute nella bozza di decreto, messo a punto dal Ministero del Welfare e di prossima approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, indicano misure a favore delle imprese per compensare la perdita di finanziamento garantito oggi dal Tfr, tramite deduzioni dal reddito d’impresa nella misura del 4% di quanto destinato ai fondi integrativi per le aziende con più di 50 dipendenti e del 6% per quelle con meno di 50.

«Le deduzioni così come previste dalla bozza di decreto – osserva Mattinzoli – risulteranno, presumibilmente,insufficienti per rendere indolore lo smobilizzo del Tfr da parte della maggior parte delle piccole imprese che già si trovano in difficoltà a causa della negativa fase economica che stiamo attraversando. Per questo motivo bisogna prevedere, in particolare, misure compensative ad hoc (una percentuale in deduzione più elevata, garanzia d’accesso al credito ad un tasso particolarmente vantaggioso) per le aziende fino a 10 dipendenti, le cosiddette “microimprese” individuate dal Dm 18/4/2005, in accordo con la disciplina comunitaria che rappresentano una percentuale altissima del nostro sistema economico produttivo».

Non vanno, poi, sottaciute le problematiche indotte dalla gestione del nuovo sistema previdenziale sul Tfr. «Le imprese e gli operatori che forniscono assistenza alle stesse imprese – sottolinea Mattinzoli – si troveranno a gestire una situazione di particolare impegno burocratico-amministrativo, dovendo svolgere dapprima una specifica operazione informativa nei confronti dei lavoratori e, quindi, in funzione delle scelte da questi operate, amministrare la destinazione delle varie posizioni di previdenza integrativa, generando, certamente, un notevole aggravio lavorativo, ma anche di costi, a carico delle imprese».

Sviluppare la previdenza integrativa è sicuramente un tassello fondamentale per costruire una stabile riforma del sistema previdenziale, tuttavia, se non subentrerà una decisa inversione di tendenza al perdurare dell’attuale stato di crisi, andrebbe presa in considerazione l’eventualità di una ulteriore riflessione, ovvero se non sia forse meglio attendere momenti più propizi per dare corso al progetto di riforma del sistema previdenziale sul Tfr e i fondi complementari.

(GdB)

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