CAVE: «SIGILLI» AL MONTE PAITONE gennaio 2006

L’Assessorato all’Ambiente retto da Enrico Mattinzoli interviene per tutelare gli aspetti paesistici e botanici della collina che sovrasta la cittadina
E’ quasi un colpo di scena: un rifiuto opposto all’ampliamento degli scavi in un’area della provincia che è già ampiamente «traforata» da decenni.  Stiamo parlando del secco «no» con il quale l’assessorato provinciale all’Ambiente e alle Attività estrattive ha risposto alla richiesta presentata della ditta «Icoma srl».

In sostanza, l’impresa chiedeva di poter estrarre 1,2 milioni di metri cubi di pietrisco dal monte Paitone, nell’omonimo Comune. Secondo l’assessore Enrico Mattinzoli, la Provincia ha offerto motivazioni inequivocabili per respingere la richiesta di aumentare indiscriminatamente l’Ate (Ambito territoriale estrattivo) numero 24, uno dei 33 indicati dal «Piano provinciale argille, pietre ornamentali e calcari».

La richiesta in questione era stata avanzata nei mesi scorsi a Regione e Provincia. «Dal punto di vista paesistico-ambientale – spiega Mattinzoli – l’ampliamento richiesto dalla ditta interessa aree classificate dal Piano territoriale di coordinamento provinciale nel settore che comprende boschi di latifoglie, macchie e frange boscate e filari. Inoltre, la nuova cava rischierebbe di “cancellare” buona parte del monte Paitone».

Non solo. La perimetrazione del nuovo sito estrattivo riguarderebbe una porzione sommitale, nonchè parte dei versanti Sudest e Nordovest della stessa collina. «L’eventuale allargamento dello scavo andrebbe a interessare una ulteriore, enorme porzione di montagna, la quale – sottolinea l’assessore – mantiene intatta sia l’originaria morfologia (con l’eccezione di due piccoli e precedenti scavi), sia la copertura vegetale. In sostanza, una eventuale cava causerebbe un impatto paesaggistico notevolissimo e la perdita definitiva della porzione sommitale residua del monte Paitone, che invece il vigente Piano cave ha volutamente escluso dalla perimetrazione dell’Ate proprio per la sua salvaguardia».

Come ricordato dal Broletto, la cima della collina e il versante di Nordovest della stessa (che prende il nome di valle di Pospesio) si presentano ancora intatti nella forma e nella vegetazione (che è caratterizzata da estese macchie di cipresso); senza dimenticare i prati che contornano il «piede» del rilievo.

«L’attività estrattiva su queste aree comporterebbe quindi la perdita irrimediabile della componente vegetazionale, l’alterazione irreversibile del quadro paesaggistico-ambientale e la distruzione della porzione ancora intatta della valle di Pospesio – aggiungono all’assessorato all’Ambiente -, della quale sempre il Piano cave riconosce l’importanza geomorfologica».

Ma l’elenco dei vincoli e delle motivazioni ambientali non è ancora esaurito. L’ampliamento richiesto dalla società escavatrice ricade infatti per una porzione in una zona tutelata anche dalla Sovrintendenza ai beni archeologici della Lombardia, la quale ha segnalato da tempo che l’attività estrattiva condotta nell’Ate 24 interferisce con le grotte di interesse preistorico presenti nella zona (il «Buco del Frate» e altre cavità).

E per finire, un allargamento dell’attività di scavo sul lato Sudovest porterebbe i macchinari a ridosso delle residenze, a poco più di 200 metri dal santuario (che soggetto a tutela monumentale) e a breve distanza dal centro storico di Paitone.

(BSOGGI – Pietro Gorlani)

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