STORIA DELL’ASSOCIAZIONE ARTIGIANI III (E. Mattinzoli)

1946   COSTITUZIONE DELLA CONFEDERAZIONE NAZIONALE DELL’ARTIGIANATO D’ITALIA

Subito dopo la fine delle ostilità, così come per la designazione dei rappresentanti Artigiani, i partiti politici all’interno del CLN nominano provvisoriamente il Sindaco di Brescia nella persona del socialista Guglielmo Ghislandi, che verrà confermato alle elezioni per il Consiglio Comunale nel maggio del 1946 e dove è già evidente la supremazia della DC con il 43,46% dei suffragi.

Vice Sindaco della città sarà il giovane Bruno Boni poi «Sindaco per sempre» come lo definirà Mino Martinazzoli, in seguito Presidente della Provincia e della CCIAA in un’attività ininterrotta per oltre cinquant’anni.

Nell’ottobre del 1945 la Camera del Lavoro sindacato unitario eleggerà alla segreteria Cesare Belleri per il PCI, Alberto Bonardi per la DC e Felice Vischioni per lo PSIUP, in questo caso la maggioranza degli iscritti al primo Congresso Provinciale della CGIL nel maggio del 1947 vedrà prevalere la componente comunista con il 43% dei consensi.

Sempre negli stessi mesi, dopo la liberazione, viene incaricato quale Commissario della Camera di Commercio Industria e Agricoltura l’esponente del PLI l’avv. Bortolo Rampinelli, nominato poi Presidente nell’anno successivo.

Nel giugno del 1946, esaurito il suo compito, il CNL bresciano verrà di comune accordo sciolto.

E’ un tempo, quello degli anni successivi alla guerra, nel quale il sistema dei partiti esercita il suo potere con un dominio egemone e dove le cariche amministrative sono oggetto di scelte politiche di pochi, anche a causa  di una società civile ancora molto debole.

Dopo la sua costituzione il 16 giugno 1945, tra le prime cinque Organizzazioni di Categoria d’Italia, nate a qualche giorno di distanza una dall’altra, l’Associazione Artigiani, guidata inizialmente da Cesare Pancari poi dimessosi a pochi mesi dalla fondazione, gli succede, quale Reggente prima e dopo l’elezione del settembre  1946 come Presidente, Gino Bellini.

Sono tante le Organizzazioni  Artigiane che nascono nel Paese nell’immediato dopo guerra, senza che però vi sia una precisa rappresentanza confederale definita a livello nazionale.

Il 5 luglio 1946 a Roma, s’incontrano le rappresentanze delle Associazioni Provinciali Artigiane, la maggior parte delle quali provenienti dal nord Italia e, come annunciava con enfasi il mensile, l’Artigiano, viene compiuto il «primo passo verso la concordia delle forze del lavoro».

La passionalità con la quale viene descritta la prima gita organizzata dall’Associazione alla Mostra Artigiana di Mantova documenta lo spirito e la profonda convinzione con la quale si crede nell’unificazione. Scrive, infatti, il Vice Presidente Guido Chizzolini circa il resoconto della giornata: «ogni artigiano sente intensamente la pura gioia che da allo spirito la visione di sublimi opere d’arte. Ma altri effetti benefici derivano sicuramente da queste pur semplici manifestazioni, una lieta giornata trascorsa così fra noi, dà la possibilità di conoscersi più intimamente, apre nuove amicizie, conferma l’identità di vedute e di aspirazioni con gli artigiani ospitanti. L’accoglienza avuta dagli Artigiani di Mantova ci riconfermò che l’Artigianato diverrà certamente un blocco compatto perché gli artigiani di ogni terra sentono il medesimo entusiasmo e la certezza che le nostre Organizzazioni unificate raggiungeranno tutte le mete prefisse».

A distanza di settant’anni queste parole suonano idealmente tuttora attuali anche se travolte dai fatti e soprattutto dall’ottusa e sempre più limitata visione del futuro dei dirigenti delle Organizzazioni Artigiane.

 

In preparazione del Congresso Nazionale, che nelle intenzioni e nelle aspettative dell’Artigianato dell’Alta e Centro  Italia dovrebbe sancire la definitiva unificazione delle Associazioni Territoriali, il 15 settembre 1946 viene approvato a larga maggioranza nell’Assemblea di Bologna un documento con le linee essenziali da portare in discussione al Congresso Nazionale, tra cui:

«Disciplina attività Artigiana e dell’Apprendistato (patente di mestiere), Riforma Fiscale, della Previdenza e Assistenza Sociale, Cassa Mutua Artigiana, Scorporo dei Lavori Artigiani in Appalto, Scuole Bottega e Maestri d’Arte».

E’ quindi nel Congresso di Roma dal 5 al 10 dicembre del 1946, al quale partecipano 131 Delegati di 57 Province italiane in rappresentanza di 70 Associazioni Artigiane tra cui i Delegati dell’Associazione Artigiani di Brescia con il Presidente Gino Bellini e il Vice Guido Chizzolini, che nasce ufficialmente la Confederazione Nazionale dell’Artigianato d’Italia (C.N.A.)

La sera del 10 dicembre, con la sottoscrizione dell’Atto Notarile di Convalida del nuovo Statuto, viene ufficializzata la presidenza nazionale di Gino Varlecchi di Firenze; nella Carta costituente verrà inoltre stabilito in Lire 50 il costo per ogni associato quale contributo da versare annualmente alla nuova rappresentanza unitaria a Roma.

Sempre nello stesso anno nasce a Roma la Confederazione Generale dell’Artigianato (C.G.A.) il cui primo Presidente sino al 1986 sarà Manlio Germozzi.

Sono questi quindi i due riferimenti dell’Artigianato Nazionale la C.N.A. e la C.G.A. la prima affine alle forze politiche del P.C.I. e P.S.I. e la seconda alla D.C.

E’ nel febbraio del 1947 che C.N.A. e C.G.A. costituiscono il Comitato Paritetico di Intesa e di Fusione al fine di «unire entro sei mesi» le due Organizzazioni Nazionali, che nell’illusoria nonché utopica speranza dei promotori, avrebbe dovuto prendere il nome di Unione Confederale Artigiana.

Ma già nel giugno dello stesso anno, in occasione del Congresso Barbieri Parrucchieri e Affini di Roma, sorgono i primi ostacoli all’unità delle due Confederazioni, le associazioni del nord in prevalenza aderenti alla C.N.A. e quelle del centro sud espressione della C.G.A. pur avendo in precedenza concordato di confluire in un’unica Associazione, la costituenda Federazione Nazionale Barbieri F.N.B. in attesa dell’unificazione, per iniziativa di Germozzi viene messa in votazione l’adesione di F.N.B. alla C.G.A. provocando l’abbandono del Congresso da parte dei delegati di C.N.A. tra cui il rappresentante dell’Associazione Artigiani di Brescia, il Capo Comunità Vincenzo Mavilla.

Nonostante ciò i membri del Comitato Paritetico di Intesa e di Fusione, in una riunione dei delegati delle Associazioni Provinciali, il 5 ottobre 1947 a Firenze attraverso un comunicato ufficiale dichiarano: «che è stato finalmente raggiunto l’accordo tanto auspicato da tutti gli Artigiani d’Italia di unificare le due attuali Confederazioni e allo scopo sarà indetto un Congresso Nazionale entro il dicembre prossimo».

Il congresso di unificazione del dicembre 1947 sarà rinviato al 18.19.20 marzo 1948 per essere poi nuovamente rinviato.

Il 1947 si chiude con la notizia della nascita a Brescia del Centro Provinciale dell’Artigianato così commentata dal Vice Presidente dell’Associazione Guido Chizzolini: «ci rammarica e sorprende la notizia della costituzione del Centro Provinciale dell’Artigianato appoggiatasi alle A.C.L.I. e quindi a colorazione indirettamente politica. Nulla abbiamo ad eccepire sulla necessità da parte dei preposti a reggere le nostre Parrocchie, di assolvere il loro dovere di curare le anime, di affermazione dei principi cristiani anche presso i parrocchiani che rivestono la qualifica di artigiano, ma, secondo noi, non in quanto essi sono artigiani ma perché membri della generalità dei fedeli».

 

1946  1947  L’ATTIVITA’ ASSOCIATIVA

La ricostruzione, la riorganizzazione delle attività economiche, la necessità di far fronte a bisogni primari per aziende e popolazione come il credito, le materie prime, la carenza di energia elettrica e assistenza sanitaria vedono l’Associazione impegnata nel dare risposte a molteplici a volte elementari ma essenziali necessità, cercando al tempo stesso di stimolare gli artigiani nel comune impegno all’interno dell’Organizzazione.

Nel novembre del 1946 l’Associazione Artigiani di Brescia sottoscrive l’accordo con l’Unione Regionale delle Cooperative di Credito di Milano di cui è Vice Presidente l’avv. Bertoni, con lo scopo di combattere «contro l’usura che infierisce e fa strage quotidiana nelle famiglie degli artigiani e dei cittadini».

Nello stesso mese Guido Chizzolini, ricordando peraltro che le assegnazioni delle materie prime sono fatte in base al numero degli iscritti, esorta gli artigiani: «sottoscrivete anche una sola quota di Lire 500 della Cooperativa Artigiani che ha lo scopo di acquisti collettivi a favore di tutti i soci e con mete anche più allettanti per l’avvenire, risparmiando fior di danaro in confronto di quello che dovrebbero spendere al libero mercato». Sempre in quell’anno, in un’Assemblea viene approvato all’unanimità un ordine del giorno in cui si manifesta l’impegno dei partecipanti affinché venga tenuto un comportamento unitario nei confronti dell’Uffici delle Imposte «rafforzando l’azione con l’astenersi di fare qualunque concordato e presentare ricorso in massa».

A firma del «Caporale di Giornata» viene lanciato l’appello alla Sveglia”: «è doloroso dirlo che molti, anzi moltissimi artigiani non sentono il dovere della collaborazione, per loro basta avere una tessera, poter ottenere qualche assegnazione e poi chi li ha visti li ha visti E così i poveri cirenei dei dirigenti hanno sulle loro spalle tutto il grande cumulo del lavoro Sveglia! Sveglia !! »

Nel novembre 1945 nasce a New York la Casa dell’Artigianato Italiano per la valorizzazione della produzione artistica italiana; agli artigiani interessati «si raccomanda di non produrre per quanto possibile articoli che siano in concorrenza con quelli prodotti in Messico, Cina, Filippine e Portogallo Paesi i quali possono vendere a prezzi molto più bassi a causa  dei loro minimi costi di lavorazione».

L’Agenzia Riparazione Automezzi ex Americani pubblicizza tramite il giornale dell’Associazione la vendita di «automezzi americani in ottime condizioni di gomme e di parti meccaniche il cui acquisto serve ad ottenere assegnazioni regolari di benzina nafta e olio».

Dal gennaio al giugno del 1947 vengono sottoscritte dall’Associazione convenzioni con l’Ordine dei Farmacisti di Brescia e provincia per gli sconti sui medicinali, con gli Spedali Civili con la Casa di Cura Fate Bene Fratelli per i ricoveri in corsia, con i medici della Croce Bianca per visite e cure a domicilio. Il costo della Tessera Sanitaria dell’Associazione sarà di Lire 150 a semestre.

Sempre nel mese di gennaio nasce a Milano l’Ufficio Economico della Confederazione dell’Alta Italia per l’approvvigionamento e distribuzione delle Materie Prime, che sarà di vitale importanza nel momento cruciale della ricostruzione, vista la scarsa produzione nazionale di materiali, la difficoltà del loro reperimento dall’estero e la lentezza delle pratiche di approvvigionamento, che alimentano il ricorso alla borsa nera che le Autorità di Governo non sono in grado di reprimere o contenere, anche per gli inadeguati provvedimenti al riguardo.

Così come la questione dell’Energia Elettrica e del suo utilizzo resta uno degli elementi fondamentali per il funzionamento delle imprese i cui turni di sospensione riducono a soli due giorni l’utilizzo dell’elettricità, con il «divieto assoluto di prelevare corrente durante i turni di sospensione o di prelevare anomale quantità di corrente nelle ore serali ancorché per necessità tecniche la rete venga tenuta in tensione, pena vedersi sospendere la fornitura mediante il taglio dei fili».

Per far fronte ai razionamenti di elettricità, le piccole botteghe in particolare faranno ricorso all’uso alternativo di carbone, legna, petrolio e carburo.

Il tesseramento 1947 prevede un notevole incremento del costo della tessera fissata in Lire 500 per gli Artigiani senza dipendenti, Lire 600 fino a tre dipendenti e Lire 800 oltre tre dipendenti, somme comprensive della quota di Lire 50 da versare alla Confederazione Nazionale.

I Delegati Comunali e i Capi Comunità svolgono con grande passione il compito loro assegnato, gli incontri in Sede e in provincia sono settimanali e la partecipazione è numerosa, segno del senso di comunità che gli artigiani vivono prima ancora dei benefici derivanti dall’assegnazione delle materie prime.

Il ruolo del Delegato viene descritto come quello di un «uomo che per le sue specifiche tendenze e attitudini sindacalistiche artigiane aggiunte a spiccate doti di avvedutezza e di buon senso è notoriamente conosciuto dalla collettività dei suoi colleghi di lavoro come persona assennata con passato integerrimo ed onesto. Sovente il nostro Delegato fa parte dei Consigli di Amministrazione del Comune e in numerosi casi ricopre la carica di Sindaco o Vice Sindaco assommando in se quei requisiti che lo fanno oltre che un ottimo artigiano, pure un buon amministratore della cosa pubblica».

Tra le categorie più dinamiche di quegli anni vi sono le Comunità dei Barbieri Parrucchieri ed Affini, attivi sin dal 1922 a Brescia con la Cooperativa di Acquisto Proprietari Parrucchieri con negozio e annesso magazzino «con lo scopo di acquistare tempestivamente le materie prime, anche nei periodi di emergenza al fine di contenere e regolare i prezzi sul mercato» e promotori attraverso l’Associazione Sportiva Artigiana di gare di bocce e ciclistiche nonché la Veglia di S. Silvestro con tanto di elezione della «Reginetta di Bellezza, premio per la Migliore Acconciatura e quello alla più bella toelette»; dei Sarti e dei Mugnai, questi ultimi, dopo una mobilitazione della categoria di tutta l’Alta Italia, otterranno di poter macinare senza limitazioni nell’utilizzo di energia elettrica.

Sempre i Mugnai dell’Associazione saranno protagonisti di una dura protesta sulle modalità di controllo della molitura dei cereali «contro i modi violenti e ineducati di certi inquisitori assoldati durante la repubblichetta di Salò e non ancora destituiti dal loro incarico che compiono con tale spirito vendicativo da sollevare la giusta indignazione di coloro che hanno lottato clandestinamente per la liberazione e che hanno sofferto nei campi di concentramento».

I temi di maggior interesse affrontati nelle assemblee in provincia sono quelli dell’istituzione di nuove scuole di formazione per gli apprendisti, le modalità di rilascio della patente di mestiere, l’abbassamento del costo contributivo per gli artigiani e già allora come oggi «la illecita concorrenza di chi pur evadendo il fisco esercita arti o mestieri».

Il rapporto con gli industriali, ancorché corretto, resta sempre conflittuale, ne è prova l’editoriale dell’Artigiano dell’aprile del 1947 in cui si denuncia che «gli artigiani pur avendo gli stesi obblighi salariali, assistenziali, fiscali e burocratici della grossa industria, nelle assegnazione dei materiali, per il credito per le esportazioni e le altre facilitazioni non godono dei privilegi che ottengono gli industriali bazzicando nella Roma veramente eterna» e, prosegue «lo Stato fa credito ai grossi vampiri dell’industria, che gli assorbono decine di miliardi e che per solito non restituiscono un centesimo delle larghe somme mutuate».

Sempre in tema di rapporti con l’industria, le Camere di Commercio Industria e Agricoltura non prevedono la presenza autonoma e distinta dell’artigianato che risulta inglobato nella componente industriale, sarà quindi questo il tema dell’incontro a Roma tra il Ministro Togni e la Confederazione Nazionale nel settembre del 1947 affinché le sezioni dell’artigianato siano distinte dalle altre categorie attraverso un proprio ordinamento e una propria rappresentanza.

In tema di solidarietà sempre l’Associazione Artigiani «dopo la grave sciagura nella quale cadevano al loro posto di lavoro cinque operai della Metallurgica Bresciana già Tempini mentre altri undici venivano straziati nelle carni» insieme alla Camera del Lavoro aprirà con grande adesione una sottoscrizione a favore delle famiglie delle vittime.

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