STOP AL DEPURATORE DI VISANO: LA PROVINCIA PER ORA NON DECIDE marzo 2009

Il caso è approdato alla commissione Ambiente del Broletto. L’impianto non funziona dal 2002

Le elezioni sono ormai alle porte ma la Provincia non è ancora riuscita a risolvere la questione del depuratore di Visano, impianto costato al Broletto 11 milioni di euro e fermo dal 2002 a causa dei sequestri della magistratura, che aveva rilevato irregolarità gestionali.

E tutto lascia supporre che centinaia di metri cubi di fogne, nitrati e fosfati dei 10mila abitanti di Visano, Acquafredda e Remedello finiranno ancora per mesi nei fossi della Bassa. Non mancano le proposte per un suo rilancio, come quella ribadita ieri in commissione provinciale Ambiente dal presidente AATO Enrico Mattinzoli: riconvertirlo in poche settimane al trattamento delle fognature con una spesa di circa 250mila euro, affidandolo alla serietà di A2A. E tutti gli attori sul campo sembrano d’accordo: i gestori della società Vstr si sono detti disposti a chiudere ogni contenzioso legale con il Broletto pur di riprendere l’attività; l’assessore provinciale all’Agricoltura Gianfranco Tomasoni plaude alla proposta Aato. Ma nulla cambia. Perché? «La questione è nelle mani dell’avvocatura del Broletto – commenta laconico Tomasoni – e quindi una decisione in merito spetta solo al presidente Cavalli».

Le stesse cose ribadite insomma nella commissione Ambiente di tre mesi fa. Sulla questione non si fanno certo attendere le frecciate dell’opposizione. Per Carlo Fogliata (Pd) l’intera vicenda sta a dimostrare l’ «assoluta mancanza di scelta e di indirizzo da parte del presidente Cavalli. Da tempo tutto è pronto per ripartire e depurare reflui civili e in seguito zootecnici ma per paradosso l’impianto in questi anni ha smaltito solo qualche assessore all’Agricoltura». Ma i timori di Fogliata sono altri: «L’Aato aveva dato alla Provincia un ultimatum: se non si fosse rilanciato il depuratore entro il 31 dicembre avrebbe provveduto alla realizzazione di un nuovo impianto a Calvisano, visto che i comuni di quella zona non hanno depurazione. Ad oggi nessuno è in grado di dirci cosa si farà».
Una piccola e buona novità ieri in commissione è emersa: a giugno ci sarà la perizia del pool di tecnici nominati dal tribunale che quantificheranno costi e danni; secondo l’avvocatura del Broletto converrebbe aspettare quindi quella fondamentale data prima di fare mosse azzardate. Eppure lo stesso direttore operativo della Vstr, Paolo D’Acquino, aveva ribadito l’assoluta disponibilità a far ripartire quanto prima l’impianto, impegnandosi a non chiedere più alcun danno alla Provincia. L’urgente necessità di rilanciare in tempi brevi il depuratore è stato tra l’altro il leitmotiv ricorrente di diversi interventi della commissione di ieri.

Ma per ora resta nel cassetto la proposta avanzata agli inizi di novembre dall’Aato: riaprire il depuratore agli scarichi fognari di 10mila abitanti della zona con una spesa di 250mila euro. In una successiva tappa si andranno a smaltire anche 600 mc al giorno di reflui zootecnici (motivo per cui è nato il depuratore). Per questo il 23 dicembre Mattinzoli ha scritto a Cavalli (a cui adesso spetta la decisione finale) chiedendo di «attivare quanto prima ogni più opportuna azione per favorire la riattivazione dell’impianto per consentire l’avvio del servizio di depurazione nei comuni interessati». Azioni che consentirebbero il risparmio di bellezza di 6 milioni di euro (tale è il costo di un nuovo depuratore «civile»). A ieri, ancora nessuna risposta.

(BSOGGI – Pietro Gorlani)

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