POCHE E LIEVI LE INFRAZIONI NEL BRESCIANO marzo 2007

Intervista all’assessore provinciale Enrico Mattinzoli

Moltissime sono le competenze assegnato all’assessorato provinciale retto da Enrico Mattinzoli. Fra queste anche il controllo svolto su impianti destinati allo smaltimento di rifiuti e un costante monitoraggio. 

Tutto questo attraverso una rete incrociata di autorizzazioni e di certificazioni, sulle aziende che producono rifiuti speciali e pericolosi, quel genere di rifiuti balzato recentemente all’onore delle cronache per episodi di illegalità verificati nelle Marche. Qual’è la situazione a Brescia? Le risposte dell’assessore provinciale con delega all’ambiente, ecologia e rifiuti, Enrico Mattinzoli.

Le cronache nazionali hanno dato ampio risalto allo smaltimento illegale di rifiuti pericolosi nelle Marche. Avete sentore che anche a Brescia, nonostante le politiche intraprese e le scelte messe in atto ci siano sacche in cui, ancora, si annida una sorta “zona franca” rispetto allo smaltimento dei rifiuti nocivi?

A Brescia e, complessivamente nel bresciano, sono ormai pochi i casi in cui si possa parlare di infrazioni relative allo smaltimento di rifiuti speciali. Le infrazioni che rileviamo sono quasi sempre dovute ad una mancata osservanza di alcuni passaggi burocratici. Mi spiego: per utilizzare materiali provenienti da demolizione, rifiuti speciali ma non pericolosi, per la realizzazione del sedime di alcune nuove strade è necessaria una nostra autorizzazione. Capita a volte che si prosegua senza questo passaggio preventivo. E’ evidente che si tratta di infrazioni ben diverse rispetto allo sversamento di un liquido tossico in un fiume o, in agricoltura, dei reflui in un campo, casistica che per altro si verifica anche a Brescia. Fortunatamente il numero e la gravità di queste infrazioni è in costante diminuzione grazie anche alle azione di vigilanza messa in campo non solo dalla Provincia ma anche dalla Guardia di Finanza, dalla Forestale e dal Noe. Così come di grande importanza si sta rivelando il nucleo investigativo voluto dalla Procura della Repubblica di Brescia, un gruppo di lavoro composto con organico proveniente dalla Guardia di Finanza e dall’Arpa che, alle dipendenze del procuratore Tarquini svolge un eccellente lavoro.

Fra le competenze del suo assessorato c’è anche quella della certificazione degli interventi di bonifica su siti inquinati. La Provincia dispone di una mappatura di siti potenzialmente a rischio sul territorio?

E’ questo un lavoro direttamente collegato alla redazione, in corso d’opera, del Piano rifiuti provinciale, composto da quattro parti. La prima, già realizzata, è quella relativa al censimento degli impianti, a giorni verrà presentata la parte relativa all’individuazione delle zone non idonee alla localizzazione di impianti e successivamente ci sarà la parte dedicata ai rifiuti speciali e, per ultima quella relativa all’ampia partita dei rifiuti urbani. Nella parte già redatta, relativa al censimento degli impianti, c’è anche spazio per un’azione che ricostruisce le vicende di questi siti sino agli anni Settanta del secolo scorso. Abbiamo operato un censimento sulla scorta del tipo di rifiuto per cui la discarica era stata realizzata. A seconda della pericolosità dei siti verrà realizzato un monitoraggio di questi siti per verificarne il grado di inquinamento.

Si tratta di un’azione dovuta perchè ci sono alcune zone oggi adibite ad agricoltura ma che hanno ospitato in un passato lontano, in un passato in cui non era in vigore alcuna regolamentazione, discariche potenzialmente pericolose per colture magari dedicate all’alimentazione umana o animale. Si tratta di un’azione onerosa che andremo a realizzare anche con i proventi delle sanzioni comminate per altre mancanze.

Si tratta di un impegno decisamente rilevante…

Più che rilevante lo definirei mastodontico sia per la mole di lavoro che abbiamo davanti, sia per le risorse che potrebbero rendersi necessarie per le operazioni di bonifica. Un piccolo esempio può giungere proprio dalla bonifica del comparto Milano. Il progetto di bonifica predisposto indicava la presenza di cromo, residuo delle attività produttive presenti in questo sito, sino ad una profondità di tre metri. Nel corso dell’intervento sono state trovate invece tracce di cromo sino ad una profondità di otto metri. Questa scoperta ha fatto innalzare vertiginosamente i costi dell’opera che, in questo caso, sono a carico di privati.

Ad oggi però, non siamo in grado di dire quanti siano nel Bresciano i siti in queste condizioni. Data la tipicità e la diffusione di alcune attività produttive è abbastanza facile immaginare che siano parecchi. Solo in tempi recenti è stata varata una legge che impone alle imprese a rischio (chimiche e galvaniche) che cessano la propria attività la realizzazione di una caratterizzazione per verificare la situazione del sito e procedere, in caso di necessità, ad una bonifica. E’ chiaro che ogni nostro impegno e ogni nostra azione poco può nei confronti di situazioni pregresse, non documentate e che vengono a nostra conoscenza non appena prende il via una nuova opera.

Grazie all’impegno del nostro assessorato, almeno sul versante degli impianti destinati allo smaltimento dei rifiuti, siamo riusciti per quel che riguarda il passato documentato, a realizzare la loro georeferenziazione, un modello matematico che ci consente una loro conoscenza esatta, il loro posizionamento e anche eventuali trasformazioni abusive degli stessi.

Il suo assessorato lavora in rete con le associazioni che rappresentano le imprese bresciane per una costante opera di monitoraggio della produzione di rifiuti speciali e pericolosi?

Abbiamo lo strumento dei Mud, una dichiarazione annuale che ogni azienda è tenuta a presentare in cui si certificano i rifiuti prodotti e le pratiche messe in atto per il loro smaltimento. L’opera di informatizzazione messa in atto dal mio assessorato ci consente di verificare la correttezza delle operazioni. Sembrano azioni di poco conto ma che acquistano una luce diversa se si tiene conto che il personale della Provincia che si dedica a queste attività è veramente risicato.

Perchè ogniqualvolta si affronta il tema dei rifiuti e del loro smaltimento scatta immediata la diffidenza e la polemica?

Credo questo sia il risultato di errate modalità nell’affrontare questo tema. Troppo spesso quando si parla di rifiuti e del loro smaltimento, lo si fa senza la dovuta preparazione tecnica e scientifica e questo genera sospetti ed equivoci.

Credo che oggi sia necessario un salto di qualità nell’approccio alla questione rifiuti. Anche se è difficile da capire è necessario, allo stato attuale delle cose, guardare agli impianti per lo smaltimento dei rifiuti così come si guarda ad una strada, ad un ospedale, ad una scuola ossia come opere di interesse pubblico.

La questione principale allora diventa non quella del numero degli impianti presenti sul territorio, ma del modo in cui questi funzionano, delle garanzie di sicurezza che sono in grado di fornire.

(LA V. POPOLO – Massimo Venturelli)

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