NAZIONALOCALISMO, GLOBALIZZAZIONE E SOCIETA’ febbraio 2011

E’ indispensabile una politica globale che delinei strategie e regole condivise di sviluppo

Nella vicenda Fabbrica Italia vi è la rappresentazione non solo del modificarsi dei legami sociali nell’epoca della globalizzazione, ma il definitivo spostamento delle decisioni dal livello nazionalocale al livello globale.

Il nuovo secolo ha portato con repentina brutalità un nuovo modo di vivere i legami sociali, dove le sicurezze di un tempo, lo “stato sociale”, il “welfare state”, acquisiscono sempre meno certezze, lasciando spazio a regole non più scritte dalla politica ma sempre più “subite” dalla stessa.

Non solo i rapporti di forza, ma le stesse modalità con le quali si sono svolti e continuano a svolgersi gli incontri tra governo e Fiat, danno l’idea di come la politica nazionalocale non possa più determinare il cartellino di marcia delle grosse imprese multinazionali e di conseguenza le ricadute sulla collettività.

Le logiche di mercato prevalgono, e prevarranno sempre più, nelle scelte d’investimento dei “gruppi globali” e al tempo stesso il ruolo degli Stati Nazionali sarà sempre meno determinante in economia come nelle politiche ambientali (risorse del sottosuolo, acqua e aria.); l’esempio più evidente viene dalla Cina dove comportamenti economici ed ambientali senza regole condizionano la vita dell’intero pianeta.

Ma veniamo ai mutamenti sociali dove la parola “comunità”, intesa come una sorta di vincolo solidale della società tradizionale fondata sull’appartenenza, lascia spazio, o meglio viene sostituita, dalla distanza sempre più marcata tra soggetto e società e dove il “noi“ trasformandosi in “io” aumenta la diseguaglianza sociale.

La trasformazione del modello fordista di inizio 900′ mette in evidenza la sovranazionalità dei capitali e, conseguentemente, dei lavoratori occupati del XXI secolo. Conta sempre meno il dove si produce e chi produce rispetto al margine operativo prodotto. Tale incertezza e provvisorietà fanno venir meno i legami tra lavoratori, alimentando al tempo stesso divisioni laddove un sito produttivo viene dismesso in favore di uno economicamente più conveniente.

In un quadro di questo tipo, il ruolo di una politica globale che sappia delineare strategie ma soprattutto regole condivise di sviluppo, diviene indispensabile alla sopravvivenza del pianeta e alla realizzazione di una giustizia sociale che superi i confini nazionali.

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