META’ DELLE FAMIGLIE POTREBBE COMPRAR CASA (GdBrescia) maggio 2012

«Qui – dice Enrico Mattinzoli, presidente dell’Associazione Artigiani – serve un piano straordinario, un’idea innovativa»

 «Dare ai Confidi la possibilità di fornire garanzie ai privati e, forse, ma ho fiducia, potremmo sbloccare qualcosa, avviare un meccanismo che dia una casa e favorisca l’edilizia».

Perchè il mercato resta debole? La crisi vera è quella psicologica. C’è un dato sorprendente emerso in questi giorni. Almeno parzialmente sorprendente. Il dato che è stato diffuso è frutto di una analisi che mette insieme da una parte i numeri del risparmio e delle disponibilità delle famiglie italiane depositati nelle banche e, dall’altra, i dati del patrimonio immobiliare nazionale. Il dato sorprendente – almeno in parte, come detto – è che secondo questa analisi in Italia almeno metà delle famiglie potrebbero (se volessero) comprarsi una nuova casa.

La notizia è una sorpresa a metà. Nel senso che conferma la capacità degli italiani di essere formichine. E quindi di avere ancora risorse per affrontare momenti difficili.
Viene quindi in qualche modo spontanea la domanda. Ma se metà famiglie possono comprarsi una casa, perchè non lo fanno? Le risposte sono molteplici. Perchè una già l’hanno e magari anche due; perchè hanno magari qualche risorsa da parte ma, avendo già una casa, non intendono restare senza liquidità; perchè magari un qualche interesse l’avrebbero ma aspettano (la crisi, le incognite, il mutuo etc.).

C’è, in questa crisi, anche un elemento di natura psicologica. Non è un fatto inconsueto. Anche chi dalla crisi non è direttamente toccato «sente» l’aria, si preoccupa, teme per il futuro e non spende, non investe. C’è, in questa crisi, un aspetto anche nuovo: il cliente di qualsivoglia negoziante ormai non tratta: semplicemente rinuncia all’acquisto.
E questo è un aspetto del problema del mercato fiacco. L’altro è quello di chi vorrebbe ma non può diventare padrone di casa. I giovani, anzitutto. «Qui – dice Enrico Mattinzoli, presidente dell’Associazione Artigiani – serve un piano straordinario, un’idea innovativa». L’idea è questa: consentire ai Confidi di aprire ai privati. Le cooperative di garanzia fidi affiancano le banche nell’assumersi il rischio. Ma questo vale solo per le imprese. «Ci si può spingere fino ad arrivare ai dipendenti di quelle imprese. Ma qualche rischio – dice Mattinzoli – sotto il profilo legale c’è. Quel che serve è un semplice decreto che autorizzi i Confidi a fare operazioni a favore dei privati. Ho fiducia che presto questo avvenga».

E dopo che può succedere? Voi potete affiancare le banche nella erogazione del mutuo… «Non è poco. Significa che la banca si vede dimezzare il rischio. Significa che se una banca oggi non dà un mutuo perchè chi lo chiede può avere qualche problema (una coppia ma solo uno dei due ha lavoro a tempo indeterminato, ad esempio), il Confidi può intervenire per la sua parte. E se a questo, si riuscisse a fare con i costruttori un patto per cui loro mettono a disposizione 1.000 appartamenti – adeguatamente scontati – e noi e tutto il sistema del Confidi ci mette del suo, ecco che – forse, ma ho fiducia, conclude Mattinzoli – potremmo sbloccare qualcosa, avviare un meccanismo che dia una casa e favorisca l’edilizia».

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