MARONI: “FEDERALISMO O FINIREMO COME ATENE” (BSOggi – G. Spatola) febbraio 2012

«E´ necessario che ci sia un cambiamento e, sempre di più, ci rivolgiamo a persone come Maroni, che portano avanti le nostre esigenze – ha rimarcato il presidente degli Artigiani -».

Aprendo il convegno Mattinzoli ha lanciato un vero e proprio SOS da parte di una categoria che si «sente sempre più sola»

«L´obiettivo per ora è fallito. La nostra non è una difesa della categoria. Le imprese vivono a contatto con i dipendenti e hanno gli stessi problemi dei normali cittadini. Ma attenzione: questo non è un problema del Nord, inteso come area geografica, ma di tutta la nazione. E´ impossibile che una parte del Paese produca ricchezza e un´altra la sperperi. Per questo vogliamo capire se federalismo significa giustizia sociale, se federalismo significa locazione delle risorse in base alle necessità»

Alla fine il «barbaro sognante» ha messo giacca e cravatta. Sì, perchè l´ex ministro degli Interni Roberto Maroni non ha nascosto che il prototipo del «nuovo leghista» è proprio lui. “Trovatemene un altro che sia in grado di andare a Londra e tenere una lezione in inglese, come ho fatto io…”, ha ricordato davanti alla marea di simpatizzanti leghisti e imprenditori che ieri hanno affollato la sala convegni dell´associazione Artigiani presieduta da Enrico Mattinzoli.
In un sol colpo Maroni si è scrollato di dosso l´idea del «rozzo padano» che da anni accompagna l´idea del leghista tipo («Un pregiudizio», l´ha definito), guardando a un futuro in cui il Carroccio potrà conquistare nuovi spazi di consenso tra la cosiddetta «borghesia bene». Senza dimenticare né rinnegare la tradizione fatta dalla folkloristica ampolla del «Dio Po» e dai «baluba dipinti di verde» (ipse dixit) che solitamente occupano le prime file dei comizi.

Il messaggio partito da Brescia è chiaro: la Lega non è più un partito populista, ma guarda con interesse alla classe medio-alta. E la platea degli Artigiani lo ha confermato senza tema di smentite. Tra i volti noti della politica locale, oltre al prefetto e al questore, anche l´ex presidente di Asm/A2A Renzo Capra. assieme ad avvocati e notabili della città. Consapevole e soddisfatto, Mattinzoli, il padrone di casa, che ha accolto Maroni a braccia aperte. E lo ha fatto spalancandogli le porte della sua associazione per parlare di federalismo e di opportunità per le imprese. Niente di cui stupirsi, considerato che l´ex assessore An (nominato nel collegio di sorveglianza A2A in quota Pdl) pare sempre più vicino al Carroccio. Sulla scia della figlia, tesserata alla sezione di Desenzano.

E la risposta dell´ex ministro non si è fatta attendere. Sollecitato dalla domanda del vice caporedattore di Bresciaoggi Marco Bencivenga (al tavolo con Massimo Lanzini del Giornale di Brescia e Massimo Tedeschi del Corriere di Brescia), Maroni è andato dritto al punto. “Sul federalismo tutto si è fermato, anzi si va indietro – ha rimarcato l´ex ministro -. Quest´ultima invenzione della Cassa dei Comuni per portare tutto in tesoreria nazionale è una rapina, oltre che una pesante retromarcia rispetto a ciò che avevamo fatto noi, uno dei motivi per cui siamo contro il governo Monti. Perché l´alternativa all´attuazione del federalismo è la Grecia, cioè il fallimento”.

Chiaro e limpido, come solo un leghista sa essere quando dice di voler essere «padrone a casa sua». Così Maroni non si è scomposto neppure davanti all´affondo di Lanzini che lo ha sollecitato sulla pressione fiscale e sull´evasione. “Federalismo significa sussidiarietà – ha specificato il barbaro sognante guardando Fabio Rolfi seduto in prima fila e promuovendolo, per un attimo, a sindaco di Brescia -. Occorre razionalizzare la spesa e avere responsabilità delle spese effettuate dalla pubblica amministrazione. E il controllo di questa spesa è fondamentale nella logica di abbassare la pressione fiscale. Siamo stati al Governo per tanti anni senza riuscire a incidere sulla spesa corrente come volevamo. C´è un´evasione legata a un eccesso di pressione fiscale e quella vera che è riconducibile a intere filiere. Penso ad esempio ai panificatori abusivi del sud che danno il via a una serie di «vendite in nero» difficilmente controllati.

Mi auguro che Befera, dopo i blitz di Milano e Cortina, vada pure più giù…”. E giù l´applauso (uno dei tanti) della platea. A Tedeschi, che gli ha chiesto conto di chi ha «ucciso il governo Berlusconi», Maroni ha fatto spallucce: “Ho sentito tante voci – ha risposto -. Berlusconi è salito al Colle ed è sceso appoggiando Monti. Noi siamo stati fedeli al programma, anche ora che siamo all´opposizione. Il futuro dell´alleanza con il Pdl? E´ sulle ginocchia di Giove”. Come dire che il futuro è incerto. Ma alle Amministrative «andremo soli». Non c´è neppure da trattare.

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