«TORNARE ALL’UOMO, SOGGETTO DELL’ECONOMIA E AI VERI VALORI» febbraio 2011

Bisogna operare scelte coraggiose, sostenere i nostri giovani, investire in nuove tecnologie e formazione

Enrico Mattinzoli: «A Brescia i servizi reggono, il terziario funziona ancora. Serve però un nuovo modo di intendere la produttività e l’operare sul territorio per non perdere le opportunità del futuro». «C’è una leggera ripresa, lo abbiamo rilevato dall’analisi complessiva dei dati del IV trimestre, ma è evidente che ormai nulla potrà più essere come prima.

Chi ha prodotto a basso valore aggiunto dovrà chiudere». Enrico Mattinzoli, presidente dell’Associazione Artigiani di Brescia, affronta i temi dell’anno appena iniziato. E non si nasconde dietro a un dito nel tracciare una panoramica che non tralascia, come vedremo, l’assetto futuro di una Brescia che si trasforma, di vecchi mestieri che vanno nel libro dei ricordi, dove le centinaia di chiusure, liquidazioni e fallimenti del 2010 appena concluso si confronta con le certezze di una brescianità che evolve e che, ancora, non ha trovato una sua dimensione.

«C’è qualche timido segnale – continua Mattinzoli – ma nulla di più. Chi continua a pensare che prima o poi la ripresa ci sarà e intanto si ferma ad attendere, dovrà fare i conti con i fatti. Lo dico sottolineando il lavoro del nostro Confidi: siamo al primo posto in Lombardia e al quarto in Italia, a testimoniare una realtà forte di 180 milioni di affidamenti solo lo scorso anno. Tuttavia questo contesto non basta. Non può durare se non cambiamo marcia, se non sosteniamo i giovani e le idee nuove. Bisogna operare scelte coraggiose, pensiamo all’esempio di Gefran, che ha saputo investire in tecnologia e formazione e lavora molto bene. E’ un concetto che vale su più livelli, ovviamente. Ormai, è chiaro, non c’è spazio per “prodotti poveri”, il prodotto a basso valore aggiunto non va. Questo è un dato di fatto, per chi punta al mercato estero la nicchia di specializzazione e qualità è fondamentale».

Brescia e l’artigianato chiamati alla prova di un modo nuovo di intendere produzione e lavoro? «Sì. Nei progetti non possiamo recitare solo il ruolo conclusivo. Dobbiamo consorziarci, fare rete, creare i presupposti per la valorizzazione autentica del “Made in Italy”. Dico Made in Italy e non Made in Brescia, tema superato dai fatti quando si compete a livello globale».

E’ la parola fine sui localismi e sulle “piccole patrie”? «E’ l’evoluzione necessaria. Ad esempio, Montezemolo lancia nel mondo la Ferrari? Ben venga, il marchio è un traino per il Made in Italy. Aiuta tutti. Affiancandoci a queste valorizzazioni possiamo promuovere anche le eccellenze locali».

Crisi e mercato, a Brescia c’è qualcosa che funziona? «I servizi funzionano, reggono, il terziario lavora ancora, l’edilizia frena. E non dimentichiamo che a livello locale c’è tanta voglia di fare».

(LaVoceDelPopolo – Roberto Barucco)

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