LE GROSSE BANCHE RECUPERINO UN RUOLO SOCIALE CADUTO ORAMAI IN DISUSO NELLA MODERNITA’ (E. Mattinzoli) giugno 2012

Se per un momento (uno solo) i grandi Istituti di credito avessero il coraggio di rimettere in discussione, non solo le logiche di mercato, ma la possibilità di recuperare un ruolo sociale caduto ormai in disuso nella modernità, sarebbero anche in grado di valutare quanto sia importante mantenere in vita le imprese artigiane e commerciali .

Ne è passato di tempo da quando i mercanti veneziani e genovesi sviluppavano le loro vie commerciali verso Oriente con l’avallo dei banchieri di Amsterdam, Londra e Firenze. Banche e Assicurazioni dall’Italia si diffusero rapidamente durante il Rinascimento in tutti i paesi europei, producendo sviluppo e benessere. Se ne è fatta di strada da allora!

Certo è che il rischio che una Banca fiorentina del ‘500 metteva in campo per finanziare una spedizione nelle Americhe, era certamente maggiore rispetto a quello, ai giorni nostri, di mantenere una linea di credito ad una azienda artigiana, che da quando è nata, ha sempre onorato i propri impegni e che ora, a causa di una congiuntura tanto negativa quanto eccezionale, si trova in difficoltà.

Che gli Istituti di credito (come ogni altra intrapresa commerciale) abbiano la necessità di produrre utili è fuori dubbio; aprire troppo la borsa dei quattrini per le Banche corrisponde ad aumentare il rischio, ma non farlo in questo momento, significherebbe far chiudere migliaia di imprese, e di conseguenza, per il mondo bancario, iscrivere a bilancio perdite ben superiori. Si tratta quindi, dal punto di vista puramente economico per le Banche, valutare quale sia il rischio minore.

Ma se per un momento (uno solo) i grandi Istituti di credito avessero il coraggio di rimettere in discussione, non solo le logiche di mercato, ma la possibilità di recuperare un ruolo sociale caduto ormai in disuso nella modernità, sarebbero anche in grado di valutare quanto sia importante mantenere in vita le imprese artigiane e commerciali .

La piccola impresa artigiana, commerciale, agricola, è una realtà dove il titolare lavora gomito a gomito con il proprio dipendente e con lui condivide successi ed insuccessi e dove i valori e il senso di comunità sono ancora ben radicati.

E poi diciamolo una volta per tutte, che le sofferenze delle Banche non sono certo da imputare alla piccola impresa, che per realizzare il sogno di veder crescere un progetto, da in garanzia tutto quello che ha e sempre più spesso anche quello che non ha, coinvolgendo nel rischio di impresa parenti ed amici. Senza dimenticare che gli utili, le piccole imprese non li nascondono nei paradisi fiscali, ma al contrario, li hanno sempre reinvestiti in investimenti produttivi e non nella finanza creativa, quella che a Brescia ha bruciato ingenti risorse. Non può essere quindi il prodotto di un calcolo matematico (rating – Basilea ) il metro con il quale si definisce la bancabilità di un’ impresa!.

Ecco perchè è necessario che le Banche ritornino non solo al Rinascimento ( dove il rischio era sì veramente alto), ma almeno al dopoguerra, dove l’etica, la serietà, la voglia di fare, il sacrificio, il senso del dovere unite alle capacità imprenditoriali, erano le prerogative per concedere credito.

Le Organizzazioni di categoria attraverso i loro Confidi continueranno a fare il loro mestiere, rischiando sulla fiducia e garantendo il 50% di ciò che le Banche concedono, certi che questo significa credere nel futuro e anche un po’ sognare, due ingredienti che hanno fatto grande il nostro Paese.

 

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