IL SIMBOLO DI BRESCIA FA PIU’ BELLA LA STAZIONE (BSOggi – M. Biglia) dicembre 2013

Inaugurazione della Vittoria alata

«È un’idea che abbiamo proposto oltre due anni fa – ha spiegato Enrico Mattinzoli, presidente dell’Associazione Artigiani. Ci piacerebbe che ad ogni fermata ci fosse il segno dell’abilità dei nostri artisti. Dal marmo si potrebbe passare al ferro, al legno, all’alluminio»

La stazione del metrò, come la piazza riaperta. Con le ali che cercano il volo, la libertà dal tronco saldo del marmo, un riscatto, colpo di reni fuori dai tempi bui. La vittoria alata è diventata un simbolo per Brescia e «in un momento di smarrimento ci ritroviamo la nostra identità». Sono parole dello scultore Ivan Confortini, ideatore una statua ispirata a quella del terzo secolo a.C. ospitata al museo di Santa Giulia, da lui rivisitata in chiave moderna e donata al Comune che l’ha situata nella hall della metropolitana. È stata scoperta ieri.

«È un’idea che abbiamo proposto oltre due anni fa- ha spiegato Enrico Mattinzoli, presidente dell’Associazione Artigiani – deliberata dalla Giunta precedente e fatta propria dall’attuale. Ci piacerebbe che ad ogni fermata ci fosse il segno dell’abilità dei nostri artisti. Dal marmo si potrebbe passare al ferro, al legno, all’alluminio». Lo studio rezzatese Confortini, di Ivan e Angelo, ha radici cinquecentesche. Nell’operazione ha avuto il sostegno, oltre che dell’Associazione, della scuola Vantini, dei consorzi della filiera del marmo, della ditta Terreni e Coa srl, di Cb & F di Bonometti di Gussago. Presenti al taglio del nastro i vertici di Brescia Mobilità, l’assessore Federico Manzoni ha motivato la scelta del luogo, «spazio non solo per il trasporto ma per una nuova aggregazione urbana».

E il sindaco Emilio Del Bono ha ricordato una vecchia legge, «da rispolverare», che imponeva un 2 per cento per l’ arte nella realizzazione di angoli urbani significativi, dalle piazze ai parchi, ai punti di rilievo, come l’ingresso ad una stazione sotterranea.
«Abbiamo bisogno di tracce di identità culturale. Ringraziamo Confortini – ha detto – che ha donato parte di sè alla comunità, un dono che resterà nel tempo e nelle generazioni».

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