COMPOST, DUE MILIONI DA NON «RIFIUTARE» ottobre 2007

Mattinzoli: «Va migliorata la differenziata, anche eliminando i cassonetti»

Un compost di qualità per avviare una filiera virtuosa da due milioni di euro. Denaro da reinvestire nel circolo ambientale così da «soccorrere» anche quelle aree in cui l’impoverimento dei terreni è diventato qualcosa di più di una semplice preoccupazione.

L’Assessorato provinciale all’Ambiente, nel redigere il Piano rifiuti, ha scelto di puntare con decisione sul compostaggio, inserendolo in un iter di sviluppo che abbia ricadute positive a 360 gradi, dall’agricoltura all’ambiente fino (ovviamente) al nodo della raccolta rifiuti. L’idea, come spiega l’assessore Enrico Mattinzoli, è quella di «produrre un compost qualitativamente superiore a quello, peraltro già buono, che è oggi disponibile nel Bresciano. In questo modo il prodotto diventa appetibile per aziende che, come quelle agricole, potrebbero essere disposte a pagare per acquistare un qualcosa per ora ottenibile a costo zero».

Il presupposto è però il reale interesse del mondo dell’impresa a investire capitali per il compost. «Abbiamo già avviato una sperimentazione con i viticoltori della Franciacorta ma non solo. Un’azienda che opera nel campo delle insalate sarebbe disposta a pagarlo 20 euro alla tonnellata, un prezzo diciamo d’ingresso ma comunque significativo. Considerando che l’obiettivo è arrivare, entro il 2016, a produrre 100mila tonnellate all’anno, si parla di un volume di risorse pari a due milioni di euro».

Se il compost diventerà oggetto di mercato è ovvio che le aziende non potranno accontentarsi di una bassa qualità. Per questo Mattinzoli parla di compost qualitativamente migliore, risultato che è solamente il vertice di una strategia piuttosto articolata. A cominciare «da una serie di accordi con i mercati, con i grandi stabilimenti o con le catene di ristoranti». Macroproduttori di rifiuti organici da affiancare alle utenze private, coinvolte tramite la differenziata. Questi i confini dell’impegno sempre maggiore a «intercettare l’umido».

Perchè la relazione compost-raccolta differenziata si sviluppi nel segno della qualità, Mattinzoli è convinto sia necessario il superamento del cassonetto. «Una crescita qualitativa necessita di maggiore purezza del materiale organico raccolto: quindi, piuttosto che ai cassonetti, sarebbe meglio conferirlo con il porta a porta, utilizzando sacchetti biodegradabili. Questo permetterebbe di avere una maggior purezza dell’umido senza incidere troppo sui costi».

Il dato provinciale di rifiuto organico raccolto in maniera differenziata è di 19.500 tonnellate annue, che corrispondono al 2,8% del totale rifiuti (indifferenziati/differenziati) prodotti. Un livello da accrescere ma che risulta quasi raddoppiato rispetto alle 10.225 tonnellate del 2005. Per quanto ancora lontano dal «sogno» 100mila tonnellate.

Se davvero il ciclo del compost arrivasse a produrre 2 milioni di euro, dove andrebbero a finire questi soldi? La Provincia non ha dubbi: finirebbero nelle casse dei Comuni, a patto di vederli reinvestiti in progetti per l’ambiente.

Perchè tutto il sistema abbia un senso resta da chiarire quanto e, soprattutto, come il compost di qualità potrà aiutare l’agricoltura (oltre che l’ambiente). «Grazie a studi fatti da esperti – conclude Mattinzoli – tra cui l’Istituto agrario di Bargnano di Corzano, abbiamo potuto sperimentare come un compost di qualità migliori la struttura dei terreni, potendo così rimpiazzare lo stallatico o i fertilizzanti chimici. In qualche caso ha addirittura consentito di anticipare di qualche tempo il raccolto di determinate produzioni, sintomo che la qualità del compost già adesso è buona. Chissà cosa accadrà quando, se tutto andrà come da noi progettato, riusciremo a migliorarla ulteriormente».

(GdB – Rosario Rampulla)

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