CDC, LA «RIFORMA» PIACE (QUASI) A TUTTI (GdBrescia – G. Lombardi) aprile 2014

I tre presidenti si sono trovati per fare il punto della situazione

Sta prendendo forma la nuova Camera di commercio pensata dal presidente dell’Aib, Marco Bonometti, dal direttore dell’Associazione industriale, David Vannozzi, da Enrico Mattinzoli, numero uno dell’Associazione artigiani, e da Piergiorgio Piccioli, presidente di Confesercenti.

. Sul tavolo due temi: il progetto di  «riforma» della Cdc e il nodo della presidenza.

Sul primo punto si sta raccogliendo un consenso quasi unanime tra le organizzazioni di categoria. Il documento, che ha come primi firmatari Bonometti, Mattinzoli e Piccioli, è stato siglato da quasi tutti i presidenti. In una prima fase erano sembrati restii Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato, e Carlo Massoletti, numero uno di Ascom, che forse si erano sentiti scavalcati dall’attivismo di Mattinzoli e Piccioli. Ma, alla fine, l’accordo è stato trovato.

La  «riforma» della Cdc diviene così operativa attraverso un’«Intesa organizzativa per la rappresentanza delle imprese negli organi della Camera di commercio. Il protocollo, che in pochi giorni è stato letto e condiviso dalle diverse associazioni, prevede la costituzione  di un Consiglio dei presidenti per «delineare indirizzi e strategie al fine di elaborare piani di intervento pluriennali su temi di interesse delle imprese» e per favorire  «trasparenza e collegialità». Nella prima versione del documento, il Consiglio dei presidenti avrebbe dovuto deliberare anche in tema di nomine, ma successivamente questo aspetto è stato corretto: il potere spetta alla giunta.

L’accordo prevede anche l’alienazione delle partecipazioni non in linea con gli obiettivi camerali  per la  «verifica e razionalizzazione delle funzioni dell’ente, limitandole a compiti primari». Infine le associazioni di categoria firmatarie si impegnano a trovare un accordo per l’elezione del presidente e dei membri di giunta e propongono di evitare la concentrazione delle cariche e di non riconoscere indennità a chi fa parte degli organi della Cdc. L’ultimo punto, peraltro, è il più controverso e farse sarà rivisto: difficile pensare che un impegno a tempo pieno, come quello del presidente della Cdc, possa non trovare una corrispondente retribuzione.

E proprio la questione della presidenza resta, per ora, senza soluzione definitiva. Secondo quanto si apprende, sono due i possibili scenari. In mancanza di un altro candidato  «forte», le associazioni di categoria potrebbero proporre anche all’attuale presidente, Franco Bettoni, la firma dell’intesa (che peraltro la giunta della Cdc sta già in parte realizzando). A quel punto, se Bettoni condividesse le linee guida, la conferma al vertice di via Einaudi sarebbe quasi automatica. Anche perchè le alternative sono piuttosto deboli, e alcune candidature – per diversi motivi – sono già state bruciate.

Il mondo industriale non sembra disposto a prendere in considerazione l’ipotesi di affidare il vertice della Cdc a un politico (nelle scorse settimane erano circolati i nomi di Aldo Rebecchi e – soprattutto Stefano Saglia). Questa strada è tramontata sul nascere. Bettoni resta quindi favorito. Ecco perchè solo se la strada di una conferma si rivelasse impraticabile, si aprirebbe il secondo scenario, con l’incarico affidato prababilmente a un industriale (più che a un esponente del mondo artigiano). Nelle ultime ore (anche se l’interessato smentisce) nelle sedi associative si parla di Maurizio Casasco, presidente di Apindustria. Ma il suo futuro è strettamente legato a quello di Confapi, di cui Casasco è presidente nazionale.

Intanto in attesa che il quadro sia più chiaro, sono state rinviate le nomine dei consigli di amministrazione di alcune società partecipate dalla Cdc. Su tutte spicca Autostrade Centro Padane spa, nel cui consiglio siede per la Camera di commercio Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato a Brescia e in Lombardia. La sua conferma non è più così scontata. 

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