CDC BRESCIA, IL FUTURO E’ UN REBUS (GdBrescia – G. Lombardi) luglio 2014

Pronti emendamenti contro il taglio del diritto annuale

In Lombardia potrebbero restare solo le Camere di commercio di via Einaudi e quella di Milano.

Gli ultimi mesi di lavoro dell’attuale consiglio della Camera di commercio (scadrà alla fine di ottobre) coincidono con l’epilogo el sistema delle Cdc, almeno per come è stato conosciuto finora. Da un lato, il Governo ha emanato un decreto (che deve essere convertito in legge entro il 24 agosto) che prevede il taglio del 50% del diritto annuale versato dalle imprese alla Cdc. Dall’altro, è in fase di discussione una riforma territoriale che prevede aggregazioni all’interno del sistema camerale. 

La drastica riduzione dei fondi destinati alle Camere di commercio rappresenta un macigno sul futuro delle stesse, e a Brescia le diverse organizzazioni di categoria lo stanno mettendo in evidenza. Il rischio è quello di trasformare le Cdc in semplici enti amministrativi, depositari del Registro delle imprese. In pericolo, quindi, ci sarebbero le attività promozionali, gli interventi sul territorio e quelli a favore del credito e dell’internazionalizzazione delle imprese, senza contare il problema occupazionale (a livello nazionale sono stimati fino a 2.600 esuberi).

Per questo sarebbero già pronti alcuni emendamenti al decreto, per ridurre l’entità del taglio o per eliminarlo, introducendo nello stesso tempo precisi vincoli alle spese delle Cdc. L’incertezza quindi è massima e si estende anche alla riorganizzazione territoriale. In questo caso, sarebbero presenti più ipotesi sul tavolo del Governo, anche se prevarrebbe l’idea di ridurre a 40 il numero delle Cdc italiane: oltre alle dieci che hanno sede nelle città metropolitane, sarebbero mantenute le Camere che superano un certo numero di imprese iscritte. In Lombardia, potrebbero sopravvivere quindi solo le Cdc di Milano e di Brescia. Un giro di vite, infine, interesserà tutte le società partecipate o controllate, i rispettivi consigli di amministrazione e gli stipendi degli amministratori.

Nella nostra città, questo «tsunami» è accompagnato dal rinnovo del consiglio e, anche qui, di certezze non ce ne sono. Le associazioni di categoria bresciane hanno depositato i dati relativi a iscritti e occupati. Ora gli uffici della Camera, guidati dal segretario generale Massimo Ziletti, stanno effettuando le opportune verifiche, prima di definire quanti seggi spettano a ciascun settore e alle diverse organizzazioni. Entro il 22 settembre, poi, le associazioni dovranno presentare l’elenco dei nomi dei nuovi consiglieri camerali; il 9 novembre è previsto l’insediamento e l’elezione del presidente.

Questo fronte resta un rebus. Il presidente uscente, Francesco Bettoni, ha dato la propria disponibilità per un altro mandato. Con lui si sono schierate, in questi mesi e almeno a parole, quasi tutte le associazioni di categoria (del tutto contrari, secondo quanto si apprende, sarebbero solo Piergiorgio Piccioli di Confesercenti e Marco Menni di Confcooperative).

Il «fronte artigiano» (che occuperà probabilmente sei seggi su 33), con Enrico Mattinzoli (Associazione artigiani), Eugenio Massetti (Confartigianato) e Roberto Lazzari (Cna), sarebbe compatto su Bettoni, che gode anche dell’appoggio deciso degli autotrasportatori della Fai (un consigliere).

La posizione dell’industria (sette seggi) è quella più incerta e da essa, peraltro, deriveranno le scelte di numerosi altri soggetti presenti a vario titolo nel consiglio camerale. Apindustria si è detta pronta a votare Bettoni, ma Maurizio Casasco termina oggi il proprio mandato e il successore, Douglas Sivieri, riprenderà in mano il dossier in questi giorni. Mentre il presidente di Aib, Marco Bonometti, nelle ultime settimane impegnato su più fronti, non ha ancora sciolto la riserva su questo tema. Il rapporto con Bettoni è buono, ma una parte di Aib vorrebbe un industriale (magari una donna) al vertice della Cdc. L’unica certezza, da questo punto di vista, è che Bonometti in questi mesi ha sondato anche altre strade ma, almeno per ora, non è riuscito a coagulare il consenso attorno a un nomea lternativo a quello di Bettoni. La posizione dell’Aib viene considerata decisiva anche da altre realtà, come Confcommercio, mentre Coldiretti (che non ha preclusioni sul presidente uscente) intende parlare prima di programmi, poi di nomi.

In questa fase, quindi, Bettoni è in pole position per succedere a se stesso, ma la partita non è ancora chiusa. Qualche elemento in più si conoscerà la prossima settimana. Mercoledì 16 luglio, infatti, si svolgerà una riunione dei presidenti delle associazioni di categoria bresciane. Il quadro dovrebbe chiarirsi, appena prima dell’arrivederci a settembre.

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