PIU’ INFORMATIZZAZIONE EQUIVALE A MAGGIORI OPPORTUNITA’ DI CRESCITA ECONOMICA E CULTURALE (E. Mattinzoli)

Nonostante le buone intenzioni del  D.lgs 82, ovvero il Codice dell’Amministrazione Digitale, la sua applicazione è ancora lontana. L’obbligo delle P.A. di trasmissione per via telematica della documentazione richiesta da Imprese e Cittadini  resta, salvo alcune eccezioni, perlopiù  inattuato.

Sebbene l’obbligo di introduzione della Fattura Digitale per Imprese e Professionisti che lavorano con le P.A. abbia forzatamente dato avvio  al processo, vi è una sorta di diffidenza o poca attitudine alla sostituzione del documento cartaceo, più preferito e largamente usato al punto da ritenere quest’ultimo più sicuro. Questo a dimostrare che, oltre alla Norma, per modificare le abitudini è necessario un cambiamento culturale che va programmato e governato sin dalle scuole primarie, dove spesso, alla precoce dimestichezza nonché familiarità dei giovani scolari verso lo strumento informatico, si contrappone la mancanza di strumenti e la poca preparazione o propensione degli insegnanti.

 Se si considerano i benefici ottenibili solo in termini di trasparenza, la digitalizzazione accompagnata da chiarezza, comprensibilità nonché accessibilità dei dati delle P.A. favorirebbero in particolare le piccole imprese, spesso escluse dai processi di praticabilità delle informazioni.

Il  D.E.S.I. 2016 (Digital Economy and Society Index)  ovvero il misuratore del grado di digitalizzazione degli Stati, una combinazione di 33 indicatori quali la connettività, velocità, affidabilità oltre che competenze digitali della popolazione, colloca  l’Italia alla 25° posizione tra i 28 Paesi U.E; nel resto del mondo ai primi posti  troviamo Stati Uniti, Giappone e Corea, con una evidente diretta correlazione tra utilizzo del mezzo informatico e lo sviluppo economico.

Inoltre l’alto tasso di disoccupazione, la ridotta spesa per la ricerca di Imprese e Istituzioni, il basso numero di laureati rispetto ai nostri maggiori concorrenti europei Francia e Germania in particolare, non consentono di esprimere al meglio le enormi potenzialità del nostro Paese.

Le nostre produzioni, ricche di una eccellenza e multisettorialità unica nonché tipica del prodotto italiano, capace di spaziare dal settore meccanico a quello alimentare, sono tra le migliori e più apprezzate del mondo, eppure facciamo ancora fatica a portare le nostre merci fuori confine, al punto che altri Paesi vendono prodotti contraffatti con il marchio Made in Italy con quote di mercato superiori alle nostre nella vendita degli stessi prodotti originali.

L’analisi di Frost & Sullivan, società USA di ricerche di mercato, pubblicata di recente, non ci può certo rassicurare visto che sempre sui 28 Paesi U.E. siamo al 24° posto nell’utilizzo dell’e-commerce. In percentuale l’Italia sfrutta le potenzialità della rete al 18% contro 64% della Francia e il 74% della Germania.

E’ quindi necessario valorizzare la qualità dei nostri prodotti attraverso le nuove tecnologie, recuperando quote di mercato attraverso un’accelerazione del processo di modernizzazione e di cambiamento culturale che il Paese tarda ad assimilare.

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