LIBERALIZZAZIONI ALL’ITALIANA

Nella frenetica attività del Presidente Monti, con l’obbiettivo di rilanciare l’economia del Paese, vi sono una serie di provvedimenti, che nelle intenzioni del Governo, mirano ad aumentare la produttività e al tempo stesso abbassare il costo dei servizi al cittadino.

Premesso che condivido la necessità di cambiamento se inteso come ammodernamento del sistema paese, condizione indispensabile per la sopravvivenza della nostra Nazione, nutro qualche perplessità sulle scelte fin’ora attuate, in tema di libertà di mercato.

Il punto di partenza del decreto sulle liberalizzazioni pare risulti essere incentrato su ciò che un recente studio dell’OCSE prevede come risultato delle liberalizzazioni, ovvero un aumento della produttività dell’ 8% nell’arco di 10 anni, oltre ad una significativa diminuzione delle tariffe.

In G. Bretagna, il paese più liberalizzato d’Europa, le previsioni dell’Organizzazione Internazionale di Studi Economici non trovano però riscontro, tant’è che le tariffe sia per i cittadini che per le imprese britanniche non sono affatto diminuite. Infatti negli ultimi 6 anni il costo dell’energia è salito del 98.4%, quello del gas del 65% dei servizi postali del 60.1% e il costo del biglietto ferroviario risulta essere il più alto d’Europa.

Peraltro, l’esempio citato è quello di un paese dove le regole imposte ai concessionari, oltre che rigide e non aggirabili all’italiana, prevedono clausole risarcitorie a favore dell’utenza in caso di inadempienza al contratto. In Inghilterra, nel caso di ritardo nell’allaccio di una fornitura elettrica, il cliente viene effettivamente risarcito, piuttosto che portato all’esasperazione e quindi alla rinuncia, al solo pensiero di intraprendere un’azione risarcitoria nei confronti del gestore del servizio, come accade da sempre nel nostro paese.

Ma veniamo a ciò che le seppur timide e parziali liberalizzazioni italiane, hanno prodotto negli ultimi anni,; partendo dall’unico caso di diminuzione effettiva delle tariffe, quello della telefonia, dove la diminuzione è stata negli ultimi 15 anni del 10.9%, ma ampiamente “compensata “negli ultimi 10 anni dall’aumento dell’acqua + 70%, dei rifiuti + 61%, del trasporto ferroviario +53% del pedaggio autostradale +49% del gas + 43% e dei servizi postali +30.4%, nella maggior parte dei casi ( vedasi il trasporto ferroviario e le Poste ) non giustificato da una miglior qualità del servizio.

Quanto sopra, non significa che una politica di vera liberalizzazione dai vincoli dell’inefficienza, non debba essere attuata quanto prima, ma senza correre il rischio di passare dal monopolio dello stato all’oligopolio di poche grandi e già note società.

Il tema della gestione pubblica quindi, dovrà essere affrontato attraverso politiche di efficienza, non smantellando o peggio ancora,svendendo, ma ammodernando.

E poi, mi chiedo perchè e come, una società privata, vendendo lo stesso prodotto alle stesse condizioni di mercato, debba guadagnare e analoga società pubblica debba macinare perdite. Non sarebbe forse più opportuno, prima di privatizzare, vederci chiaro e capire cosa e chi non ha funzionato

Magari per scoprire che anziché al posto di un tecnico esperto del settore si è affidata la gestione ad un politico impreparato.

Curioso, quindi che qualcuno abbia ancora il coraggio di lamentarsi se i tecnici hanno preso il posto dei politici nel governo del paese!

E poi, senza volerne fare una polemica,è tutto da dimostrare che liberalizzando le licenze dei taxi (incidono dello 0.2% sulla spesa delle famiglie italiane) il costo delle tariffe diminuisca, ma ammesso che sia così, non sarebbe più opportuno prima liberalizzare assicurazioni auto, banche e prodotti energetici ?

Enrico Mattinzoli (18.03.2012)

Back to Top