IL GRILLO PARLANTE E LA VENDETTA DELL’UOMO QUALUNQUE

Non intendo certo riferirmi all’uomo qualunque di Giannini nel descrivere la crescente insofferenza, rabbia e disimpegno elettorale dell’uomo della strada, il cosi detto “cittadino qualunque”, ma a quei milioni di uomini e donne che non sopportano più di essere spettatori di un Paese che affonda ( e che ci affonda ), che manifestano tutta la loro insoddisfazione non votando o votando il paladino della protesta .

Premetto che mi riesce difficile immaginare che la soluzione della crisi economica, la crescente povertà e diseguaglianza sociale, il degrado civile e morale, l’incessante e continua distruzione dell’ambiente, possano essere risolte attraverso il disimpegno elettorale o la protesta fine a se stessa.

Pur non condividendo il metodo, ma comprendendo e giustificando l’insofferenza trovo, nella risposta di gran parte dell’attuale classe politica, l’inarrestabile successo del movimento di Grillo. Alla crescente domanda di cambiamento, alla necessità di attuare nel nostro Paese modi e metodi di amministrare la cosa pubblica e quindi il bene comune quantomeno simili al resto dell’Europa, la risposta della oramai delegittimata classe politica nostrana, si riassume in un’unica e generalizzata difesa ad oltranza delle posizioni.

E più si risponde a Grillo con sarcasmo e sufficienza, più aumenta il suo livello di popolarità e consenso, più si accampano scuse sulle mancate riforme del passato e più si farfugliano promesse e proclami, più Grillo e il suo movimento cresce. E ancora, più si snobbano, denigrandoli come incapaci e privi di esperienza, giovani ricercatori, ingegneri, informatici, e più risulta evidente l’abisso tra questi sognatori e l’arroganza, peraltro non sempre accompagnata da capacità e competenza, di certa nostra classe politica che si ostina a lamentare di non essere capita.

Ma cos’è che gli italiani non hanno capito? Forse che, anziché dieci anni, ne sarebbero serviti cento per attuare la semplificazione burocratica, l’abbassamento del debito pubblico, la riduzione dei parlamentari e degli sprechi, la certezza del diritto nelle cause civili, la fine dei privilegi, la necessità di avere rappresentanti capaci e non amici signor sì ?

Personalmente non condivido le modalità con le quali il prof. Monti cerca di far fronte al risanamento dei conti dello Stato, ma certo è che il sentirmi rappresentato fuori dai confini nazionali da persona autorevole e seria mi risarcisce, almeno in parte delle umiliazioni subite nel passato come italiano.

Cercando però di essere pragmatico, non mi sfugge il fatto che il nostro Paese abbia la necessità di qualcuno che “conosce “, ovvero dei così detti tecnocrati, all’interno di un quadro dove il ruolo della politica sia primario e determinante nelle scelte di Governo.

Le Regioni del nord, (escludendo in questa localizzazione qualsiasi riferimento che non sia esclusivamente geografico), sono in linea di massima e rispetto al resto del Paese ben amministrate, tante Provincie e Comuni d’Italia guidati da uomini di buon senso, onesti e capaci garantiscono una buone amministrazione.

E’ su queste basi che si può rifondare il Paese, sull’esempio di esperienze locali nelle quali attraverso una maggior autonomia è possibile garantire quantomeno più potere al cittadino anche attraverso un maggior controllo della spesa..

In buona sostanza, la risposta a Grillo e alle sue buone e sacrosante sollecitazioni la può dare il Federalismo, laddove il livello locale attraverso l’autonomia finanziaria e decisionale si confronta con i bisogni della gente. Ciò non significa separatismo o emarginazione, ma giustizia nei confronti della gente che dovrà poter giudicare solo sui risultati ottenuti e non scaricando su altri le responsabilità di malgoverno. Ritorni quindi la politica, quella vera, a riprendersi il suo ruolo, con la consapevolezza che la credibilità non la si acquista cambiando il logo ma con i fatti!

Enrico Mattinzoli (23.07.2012)

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