LA CENTRALE DI OFFLAGA FINISCE ARCHIVIATA (CdSera – P. Gorlani) maggio 2013

Non serviva alcuna centrale termoelettrica nel Bresciano

Importante fu il piano energetico provinciale promosso nel 2003 dall’allora assessore provinciale all’Ambiente Enrico Mattinzoli

Lapidarie le sue conclusioni: Non serviva alcuna centrale termoelettrica nel Bresciano che già soddisfaceva le punte di richiesta di energia con il suoi 4 miliardi di kilowattora prodotti ogni anno dalle centrali idroelettriche

Dopo 11 anni, decine di manifestazioni ambientaliste e consigli comunali, provinciali, regionali, migliaia di firme di contrarietà, arriva la definitiva archiviazione del progetto per la realizzazione della centrale termoelettrica di Offlaga. Una storia, quella della contrarietà all’impianto, che ha contribuito alla nascita di uno spirito ambientalista nella Bassa, da leggere sincronicamente con la bocciatura al polo logistico di Azzano Mella e al macello di Manerbio

Con lettera del 31/01/2013 le società proponenti (International Power del gruppo Gdf Suez, Seb e A2A) «hanno comunicato la volontà di rinunciare a proseguire nell’iter autorizzativo relativamente all’istanza». Pertanto, «preso atto dell’esplicita rinuncia formulata dalle suddette società – scrive il ministero dell’ambiente – il procedimento è da ritenersi concluso, quindi archiviato»

La storia infinita – La domanda per la realizzazione di una centrale da 1600 Megawatt (poi diventati 780) piovve in Comune ancora alla fine del 2001 e nel 2002 iniziò l’iter anche ai ministeri dell’Ambiente e delle attività produttive. Dietro c’era la società Seb, che voleva avere energia a basso costo per le acciaierie bresciane. Subito si ebbe una piccola sollevazione popolare, perché di domande per la realizzazione di turbogas in quell’anno, per la provincia, ne piovvero 4: a Mairano, Borgo San Giacomo, Calvisano e Offlaga, appunto.  Dietro c’era l’ombra della speculazione energetica e la gola di intercettare i benefit governativi (aiuti previsti perché le centrali termoelettriche erano assimilate a fonti rinnovabili!).

L’opposizione alla centrale iniziò dal locale comitato «No centrale» e da Legambiente, avallata prima solo da Rifondazione Comunista (poi la contrarietà divenne, con gli ann,i trasversale ai partiti). Un ruolo di primo piano ebbero anche gli agricoltori della zona: memorabile la sfilata di 200 trattori del maggio 2002 per dire no all’impianto.
Il Comune bassaiolo però aveva già detto sì ai proponenti e nemmeno il referendum stravinto nell’estate 2002 per affossare l’impianto riuscì a bloccare l’iter. Importante però fu il piano energetico provinciale promosso nel 2003 dall’allora assessore provinciale all’Ambiente Enrico Mattinzoli. Lapidarie le sue conclusioni: non serviva alcuna centrale termoelettrica nel Bresciano, che già soddisfaceva le punte di richiesta di energia con il sui 4 miliardi di kilowattora prodotti ogni anno dalle centrali idroelettriche (anche il consumo annuo era di 12miliardi di Kwh).

D’opposto parere la Regione che l’8 agosto 2003 disse sì all’impianto. Un «sì» rinnegato da Formigoni 5 anni dopo, visto che nel settembre 2008 arrivò appunto il no ad Offlaga, suffragato dal Per (piano energetico regionale): c’erano già troppe centrali in Lombardia (due nel Lodigiano, tre nel Mantovano, una nel Bergamasco, una nel Milanese) e per certi versi sottoutilizzate. In quanto alla pessima qualità dell’aria poi, Brescia non avrebbe potuto permettersi un’altra fonte inquinante di quelle dimensioni. Fu il vero de profundis alla centrale.

Nel giugno 2009 il colpo di scena: il dicastero dell’Ambiente, all’epoca retto da Stefania Prestigiacomo (PdL) diede il via libera all’autorizzazione integrata ambientale che – dopo la Via – era l’ultimo scoglio alla realizzazione della centrale. Come tutta risposta il coordinamento dei sindaci della Bassa fece ricorso al Tar (di quel ricorso non se ne seppe più nulla).

Gli ultimi mal di pancia risalgono al giugno del 2011, quando in comune ad Offlaga arrivò una comunicazione del ministero dove si leggeva che la società proponente «ha provveduto agli adempimenti richiesti dal ministero, e si ritiene che sussistano le condizioni per procedere alla conclusione del procedimento di competenza». Infine la comunicazione del 23 maggio.

Back to Top