CAMERA DI COMMERCIO LE IMPRESE BRESCIANE BOCCIANO LA RIFORMA (GdBrescia – G. Lombardi) giugno 2014

Industriali e artigiani: pochi risparmi e molti servizi per il territorio a rischio

Mattinzoli: «Senza le risorse e il coordinamento delle Camere di commercio l’autostrada Brebemi non si sarebbe realizzata, così come il sostegno al credito attraverso la patrimonializzazione dei Confidi, il finanziamento alla formazione e l’attività di promozione del territorio»

L’importo del diritto annuale a carico delle imprese è ridotto del50%». Bastano due righe del disegno di legge predisposto dal Governo – nell’ambito del riordino della Pubblica amministrazione per mettere in seria crisi l’intero sistema delle Camere di commercio italiane. Lo ha spiegato molto bene, nei giorni scorsi, il presidente dellaCdc di Brescia, Francesco Bettoni:«Dimezzare i contributi equivale alla soppressione delle Cdc per come le abbiamo conosciute: i fondi restanti saranno appena sufficienti per il funzionamento del Registro delle imprese».

E si sbaglia chi pensa che le organizzazioni di categoria stiano festeggiando i tagli alla spesa. Niente di più lontano dalla realtà, almeno a Brescia. «Noi per primi -dice Marco Bonometti, presidente dell’Associazione industriale bresciana – abbiamo proposto di riformare le Camere dicommercio,ma in questo modo si penalizzano le imprese». Secondo il presidente dell’Aib, le aziende risparmieranno mediamente 80 – 100 euro all’anno: «Si tratta di cifre molto basse-aggiunge Bonometti-che tuttavia, se cumulate, possono garantire servizi importanti per il territorio e quindi per le mprese: questo taglio genera risparmi minimi, mentre elimina attività fondamentali». La razionalizzazione, continua il numero uno degli industriali bresciani, non si fa dimezzando le risorse, ma orientandole dove realmente servono. «Diversamente – conclude – tanto vale chiudere le Cdc».

Sulla stessa linea anche Enrico Mattinzoli, presidente dell’Associazione artigiani. «Concordiamo con il Governo quando i tagli riguardano enti inutili e improduttivi – spiega – ma pare che sia più semplice e mediaticamente conveniente tagliare senza un programma, proprio dove lo Stato non spende, ma viceversa incassa». Mattinzoli fa esempi concreti. «Senza le risorse e il coordinamento delle Camere di commercio- sottolinea – l’autostrada Brebemi non si sarebbe realizzata, così come il sostegno al credito attraverso la patrimonializzazione dei Confidi, il finanziamento alla formazione e l’attività di promozione del territorio». Ecco quindi che, secondo il presidente degli artigiani, «non può prevalere la logica della rottamazione per far contenta la piazza, senza aver prima valutato con attenzione cosa funziona e, soprattutto, come potrebbe funzionare meglio».

Intanto negli uffici di via Einaudi procede l’iter burocratico per il rinnovo del consiglio camerale. Ieri è scaduto il termine per la presentazione, da parte delle singole associazioni, della documentazione relativa all’effettiva rappresentatività (che si tradurrà poi, attraverso il complesso meccanismo degli apparentamenti, in seggi camerali). Ora la struttura della Cdc verificherà la correttezza dei dati e, tra circa un mese, invierà in Regione il documento finale. Ma tra i vertici e i dipendenti della Cdc serpeggia comunque una grande preoccupazione per il futuro della struttura.

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