A PROPOSITO DELLA PIZZA NAPOLETANA…

Bruxelles ha stabilito di proteggere la “pizza napoletana” dalle imitazioni e contraffazioni definendo le caratteristiche dell’alimento italiano più diffuso al mondo.

D’ora in poi la pizza per essere considerata “specialità tradizionale garantita e quindi protetta dall’UE dovrà avere un diametro non superiore ai 35 centimetri, il bordo rialzato fra uno e due centimetri e nel condimento solo pomodori pelati, mozzarella di bufala campana doc un filo d’olio, sale e foglie fresche di basilico e naturalmente essere cotta solo in forni a legna”.

Questa è la risposta a tutti coloro che riempiono pagine di giornali per denunciare la scarsa attività dei nostri europarlamentari!

La notizia farebbe sorridere se non fosse che di questi tempi gli imprenditori hanno ben altro a cui dedicarsi ma al tempo stesso e mi da lo spunto per ricordare a chi ancora non ha compreso cosa sia la contraffazione, quale danno arrechi all’economia europea e quanto siano urgenti misure per contrastarne il fenomeno.

A livello mondiale l’incremento della contraffazione negli ultimi dieci anni è stato del 1200% e l’ammontare delle perdite sulle vendite relative ai danni del fenomeno è valutato solo nel nostro paese 20 miliardi di euro l’anno.

La crescita di mano d’opera disponibile, lavoro irregolare a basso costo, semplificazione delle fasi di produzione, sviluppo tecnologico e conseguente economicità e diffusione di alcuni processi produttivi oltre al fattore sociologico, agevolano ed incrementano sempre più l’attività illecita.

I fabbricanti di falsi approfittano di investimenti compiuti dall’industria nella ricerca e nello sviluppo di nuovi prodotti e nella pubblicità, non pagano imposte e contributi sociali danneggiando quindi le finanze dello stato.

Senza contare i danni finanziari derivanti dal recupero ritardato degli investimenti effettuati su volumi previsti e non realizzati per colpa della contraffazione, oltre alla perdita di quote di mercato a beneficio di concorrenti e contraffattori, perdita di prestigio e d’immagine, danno difficilmente valutabile ma di grande rilevanza, soprattutto nei settori in cui è maggiore il valore aggiunto legato al marchio.

Notevoli i danni indiretti, come gli investimenti in comunicazione sostenuti con l’intento di difendersi dai falsi oltre all’onere di deposito dei marchi, in paesi di scarso interesse commerciale al solo fine di prevenire il deposito del proprio marchio da parte di un terzo, spese di sorveglianza dei mercati per l’individuazione dei contraffattori, spese legali di difesa… e potrei continuare. 

Gli ingenti profitti ricavati vengono poi reinvestiti da parte delle organizzazioni malavitose in attività delittuose altrettanto proficue quali armi e droga.

Nel congratularmi quindi con i nostri europarlamentari per l’iniziativa in favore del nostro simbolo culinario, mi auguro che a Bruxelles si trovi il tempo anche per affrontare con norme e sanzioni più adeguate uno dei mali silenziosi e al tempo stesso più insidiosi dell’economia occidentale.

Enrico Mattinzoli (10.12.2009)

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