POLITICA TRA DISIMPEGNO E PARTECIPAZIONE

Sfiducia, rabbia e scoramento, sono i sentimenti che la maggioranza dei cittadini italiani esprime verso i politici.
Ma, nonostante questo sentire comune, questo stato d´animo verso i partiti e i suoi rappresentanti, non viene meno, anzi, paradossalmente si accresce l´interesse verso la politica.

Siamo in presenza di una sempre più marcata distanza tra i cittadini e i partiti, dove la volontà e il pensiero del popolo non trova espressione nelle scelte dei politici, ma, al tempo stesso, la partecipazione democratica e, quindi, il rapporto tra la società e la politica, viene attuato attraverso un maggiore e più attivo interessamento.
Perciò non disimpegno, ma nuovo e diverso impegno attraverso un approfondimento dei temi e delle scelte che ci riguardano e riguardano il futuro del Paese; una nuova modalità di esprimere il proprio pensiero e se vogliamo il proprio dissenso con forme del tutto nuove.
Una società più matura che conosce e riflette, confronta e analizza e che, se all´apparenza può sembrare superficiale nei giudizi, è sempre più preparata ed informata; insomma, assistiamo ad un processo di sviluppo culturale che è sinonimo di crescita democratica.
In questo contesto in cui il rapporto cittadino ed eletto si è interrotto, non solo a causa di un sistema elettorale che ne ha accentuato gli effetti, e dove milioni di persone chiedono soluzioni e, magari, un po´ più di impegno e professionalità, vi è la necessità di rispondere non più con slogan o promesse, ma con progetti e programmi attuabili, lungimiranti e coraggiosi, presentati e valorizzati da persone credibili, ancor prima che nuove.
Il successo che negli ultimi anni ha caratterizzato i movimenti che rivendicano il ruolo da protagonista del cittadino, capace di andare oltre l´espressione del diritto di voto, magari, restituendo il diritto di scelta, è la risposta più evidente al disagio, all´insoddisfazione, all´inadeguatezza e imperfezione di un sistema politico che permette, ma esclude, che consente, ma non include.
Ecco, quindi, che l´apparente disimpegno che si manifesta nel non voto, nella non scelta, nella scelta diversa dai canoni tradizionali, o ancora nel voto contro le proprie convinzioni politiche, equivale ad una nuova e più sofisticata forma di partecipazione, volta, a mio parere, ad accelerare il processo di rinnovamento.
Vi è, inoltre, un fenomeno tutto italiano di attiva e crescente partecipazione e solidarietà sociale nell´espressione di valori di comunità locale (si vedano tutte le più svariate forme di volontariato) che dimostra quanta distanza vi sia tra un Paese intelligente, intraprendente, generoso e una classe politica inadeguata a rappresentarlo.
Quindi, altro che disimpegno, altro che un Paese che non ha capito, come spesso, in mancanza di argomenti, i politici nostrani affermano cercando di smarcarsi dai loro insuccessi: la verità è che, proprio perché la cosiddetta gente comune ha capito, pretende il cambiamento.
E non si tratta solo di necessità di ricambio generazionale, ma di una sempre più evidente richiesta di sostituzione di chi ha fallito un progetto politico, attuando un processo partecipativo che veda il cittadino soggetto, anziché oggetto di decisioni.
Vi è, quindi, l´esigenza di stimolare la partecipazione attraverso un nuovo rapporto di fiducia tra cittadino ed eletto nel quale, quest´ultimo, sappia essere espressione di un nuovo modello di rappresentanza, il cui presupposto sia, insieme alla capacità, uno spiccato senso civico.
 
Enrico Mattinzoli (04.11.2012)
Back to Top