MERCATO DEL LAVORO: UNA QUESTIONE SOCIALE PIU’ CHE ECONOMICA

 

Dal 1992 (ovvero dalla più grave caduta dell’occupazione del dopoguerra) ad oggi il mercato del lavoro ha subito grandi trasformazioni. E’ necessario quindi adoperarsi a livello comunitario per attuare politiche del lavoro che riducano e “ammortizzino l’incertezza” ovvero uno dei mali del nostro tempo che sempre più sconvolge la vita delle persone.

 

 

 

Si sono sempre più rafforzate le cosiddette politiche del lavoro, attraverso interventi pubblici per la tutela dell’occupazione, e parallelamente si è attuata un’intensa attività tesa a garantire un salario sempre meno frutto della domanda e dell’offerta.

 

La società cambia e cambiano anche i riferimenti su cui in passato si costruivano le prospettive essenziali della propria esistenza. Il lavoro nella sua duplice funzione identitaria e strumentale è uno degli elementi cruciali nella vita degli uomini, ma paradossalmente le Borse premiano il disimpegno, le cure dimagranti ed i ridimensionamenti aziendali.

 

Il capitale è extraterritoriale e quindi senza più radicamenti facilitando le chiusure ed i trasferimenti altrove, senza preavviso.

 

E’ necessario quindi adoperarsi a livello comunitario per attuare politiche del lavoro che riducano e “ammortizzino l’incertezza” ovvero uno dei mali del nostro tempo che sempre più sconvolge la vita delle persone.

 

Peraltro riformare “seriamente” il diritto del lavoro equivarrebbe a rimediare alle macroscopiche diseguaglianze economiche-sociali della modernità, dove ad esempio risultano più protetti coloro che corrono meno rischi (vedasi i contratti di lavoro a tempo indeterminato rispetto ai contratti atipici) e al tempo stesso , saper conciliare le necessità dell’impresa ,dove condizioni eccessivamente protette scoraggiano i datori di lavoro all’assunzione.

 

Dovrà inoltre essere fatto uno sforzo da parte dei paesi dell’UE per realizzare politiche permanenti di apprendimento e specializzazione, attualizzate alle reali necessità delle imprese, che significano più qualità, più innovazione e maggior valore aggiunto dei prodotti con un conseguente incremento dei margini operativi delle imprese e dell’occupazione.

 

Certo è che l’attuale crisi, se supportata con lungimiranza dai governi dell’UE, può segnare una svolta epocale del mercato del lavoro in Europa ed essere l’occasione per attuare, attraverso una nuova politica di governance, una grande trasformazione sociale.

 

Enrico Mattinzoli (07.06.2014)

 

 

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