E LA CHIAMANO SEMPLIFICAZIONE

Trise, Tasi, Tari ecco come la politica italiana interpreta la semplificazione. Evidentemente non bastavano le centinaia di tasse, imposte, ritenute, addizionali, tributi, accise e una tantum che contribuiscono a complicare e ad impoverire l’esistenza degli italiani; alla faccia della semplificazione e degli annunciati accorpamenti dei prelievi, ancora una volta complicazione e confusione regnano sovrane.

Se un osservatore estero volesse una chiave di lettura dell’Italia contemporanea, cercando di analizzare le ragioni dei mancati investimenti da parte delle imprese, della sfiducia oramai dilagante nei confronti della politica nostrana e lo scoramento di chi fa impresa, gli basterebbe leggere, a fronte di programmi, annunci e promesse, i risultati ottenuti dai governi degli ultimi venti anni.

Nel frattempo la pressione fiscale aumenta, quasi proporzionalmente al fabbisogno di una macchina statale sprecona e incontrollata, dove ai costi standard annunciati si contrappongono chissà quante realtà come quella dell’ASL di Napoli, dove i fornitori vengono pagati due o tre volte per le medesime prestazioni e forniture.

Un Paese il nostro, dove il vivere di politica stride con la visione di Weber e che continua a produrre norme incomprensibili quanto inutili e dove cittadini e imprese hanno perso ogni speranza nel vedere soluzioni alternative ai tagli lineari.

Il rischio è quello di abituarci in una sorta di rassegnazione e ritenere che lo spreco, frutto di una classe politica inadeguata, sia l’inevitabile condanna con cui siamo destinati a convivere.

Enrico Mattinzoli (26.10.2013)

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